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Il Post condannato per i siti pirata sul calcio

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Il Tribunale di Roma ha ordinato al Post di non dare più nessuna informazione sui siti che trasmettono le partite di calcio in streaming senza averne i diritti . E di non linkare più l’articolo di approfondimento che il giornale online diretto da Luca Sofri aveva pubblicato sull’argomento alcuni mesi fa. La storia inizia nell’ agosto 2010 con la pubblicazione di un articolo intitolato Guardare i Mondiali in streaming , che forniva indicazioni utili su come seguire le partite sul pc per chi non poteva guardarle sulla tv. Nell’ottobre 2010 uno dei soci del Post, la società Banzai, riceve una lettera da parte di uno studio legale romano, che per conto di Rti-Mediaset diffida il giornale online dal pubblicare informazion i che “f acilitino l’accesso alla diffusione illecita dei contenuti di Rti” e invitava a rimuovere entro 24 ore tutti i contenuti del genere. Il Post decide di non pubblicare i link ai siti che trasmettono le partite ma di segnalare solo le home page dei motori di ricerca che raccolgono tra le altre cose indicazioni su quei siti. Nel febbraio 2013 il giornale di Sofri pubblica un articolo di approfondimento sul tema dei siti pirata, senza fare link né nomi specifici. Arriva una nuova diffida, questa volta da parte della Lega Calcio, che chiede di rimuovere l’articolo. Il Post rifiuta. Rti si rivolge al Tribunale civile di Roma per chiedere che sia eliminato dal Post qualsiasi riferimento all’esistenza di siti che trasmettano illegittimamente il calcio italiano in streaming.  Ora arriva l’ordinanza del giudice che, accogliendo le richieste di Rti e della Lega calcio, ordina di non dare più nessuna informazione sull’esistenza di siti che trasmettano le partite senza averne i diritti. E di non linkare più l’articolo di approfondimento sull’argomento.

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