Site icon Telepress

Il razzismo dilaga in rete

Abstract futuristic world & technology business background and space for text, vector illustration

Il nazismo ci ha messo due anni a fare il cluster delle persone a cui ha dedicato le sue attenzioni, oggi basta un click per farlo. L’allarme non viene dalla Polizia postale ma da Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia, durante la presentazione alla Bocconi di Milano del suo libro Libertà vigilata. Privacy, sicurezza e mercato nella rete . Una stoccata ai comportamenti poco virtuosi degli Ott, i cosidetti Over The Top, i grandi attori della rete mondiale, in tema di privacy che fa riflettere. L’intensa attività di proliferazione resa possibile oggi dalle tecnologie elettroniche che categorizzano gli individui in base a etnia, orientamenti e abitudini possono favorire razzismo e discriminazioni facilitando l’individuazione del diverso. In aggiunta, con l’aumentare delle persone connesse, la scarsa consapevolezza del valore della propria privacy, unita a fenomeni di esibizionismo e di presunta immunità per quello che in rete si fa e si dice, sono aumentati del 50% negli ultimi tre anni, secondo la Polizia postale, anche i siti razzisti, i cosiddetti i siti dell’odio. Cioè i siti che diffondo, professano, incitano all’odio e all’intolleranza razzista. Il razzismo ovviamente non dipende dalla presunta mancanza di leggi su internet, ma è un male antico che da sempre nasconde la difficoltà dell’incontro con l’altro da sè, definito e categorizzato come diverso e quindi inferiore per caratteristiche somatiche e comportamentali. Per affrontare questo problema da qualche mese è online il sito Red, un network europeo che ha l’obiettivo di mappare proprio i casi di razzismo e intolleranza offrendo una serie di strumenti per imparare a riconoscerlo e combatterlo. Nato su impulso della commissione europea, è affidato a un team di volontari cui contribuiscono 27 organizzazioni ed enti di ricerca europei che pubblicano l’Atlante del Razzismo. Iniziativa meritevole perché se il razzismo è una risposta difensiva che esprime un bisogno di rassicurazione, troppo spesso si esprime in forme aggressive che, oltre a manifestarsi in reati veri e propri, hanno la seconda natura di essere perpetrati verso gruppi con caratteristiche simili legate all’etnia, alla religione, all’orientamento sessuale. Il razzista in rete può essere anonimo, parlare a una platea virtualmente infinita, e con la scusa della libertà d’espressione pretendere di irradiare al mondo la sua farneticante idea di purezza. Però non servono nuove leggi per il web. Infatti dopo le minacce al ministro Riccardi e alla consigliera romana Carla Di Veroli la magistratura ha oscurato dall’Italia il sito dei suprematisti bianchi Stormfront.org in un’operazione che ha portato a quattro arresti. Per reagire al razzismo e alla discriminazione è necessario un mix di soluzioni che va dall’informazione all’educazione alla cittadinanza, dal dialogo all’applicazione delle leggi esistenti. Anonymous ha denunciato più volte in rete gli autori della persecuzione online di giovani donne e di omosessuali ma ha anche messo online sia il sito Nazileaks per denunciare i nomi dei sostenitori della destra razzista tedesca, sia i riferimenti di 35mila funzionari israeliani per denunciare l’uso sproporzianato della forza a Gaza, che hanno giudicato un’azione di pulizia etnica e quindi razzista. E hanno messo ripetutamente offline il sito di Casapound Italia i cui esponenti si sono spesso pronunciati contro “il meticciato culturale biologico “. Razzismo fa da sempre rima con fascismo.

Exit mobile version