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Il restauro digitale che ci porta oltre la censura

Allegoria dell'Inclinazione

Allegoria dell'Inclinazione

Allegoria dell’inclinazione’ della pittrice Artemisia Gentileschi, una delle prime pittrice italiane (1583-1656) di scuola caravaggesca, è stato rimosso dal soffitto della Galleria di Casa Buonarroti a Firenze per essere restaurato.

Il restauro d’avanguardia a cui sarà soggetta la tela si avvale delle nuove tecnologie digitali per portare il dipinto alla sua forma originale. Per meglio spiegare di cosa si tratta è necessario ripercorrere brevemente la storia di questo dipinto e la sua genesi.

Il dipinto è stato commissionato ad Artemisia nel 1615-1616 da Michelangelo Buonarroti il giovane (nipote del celebre artista) e raffigura una donna nuda che regge con entrambe le mani una bussola. La donna è seduta su una coltre di nubi e di fianco a lei una piccola stella luminosa brilla ed è la stella polare. Per “inclinazione” si intende il talento naturale, la predisposizione all’arte. E’ importante sottolineare come L’inclinazione di Artemisia rende omaggio alle glorie di Michelangelo strizza l’occhio a Galileo e alle sue teorie e ha un sorprendente somiglianza con la pittrice stessa. Sett’anni dopo la sua realizzazione un altro pittore Baldassarre Franceschini, Il Volterrano, coprirà con drappeggio e velo la nudità della donna rendendo la tela così come la possiamo ammirare oggi.

Questa aggiunta rappresentava il tentativo di Lionardo Buonarroti (abitante della casa dove era collocato il dipinto) di proteggere il decoro della moglie e dei figli. Il fenomeno della censura era abbastanza comune in quel periodo, basti pensare che le figure del Giudizio Universale della Cappella Sistina di Michelangelo vennero tutte coperte dall’allievo e l’amico Daniele da Volterra. Cosa permetterà di portare alla luce questo nuovo restauro? Lo spiega Elizabeth Wicks, restauratrice alla guida del gruppo di esperti del progetto. “Data la loro natura storica, è impossibile rimuovere le ridipinture dalla superficiema l’accuratezza delle nostre analisi diagnostiche permetterà la creazione di un’immagine virtuale dell’opera originale nascosta sotto il dipinto che vediamo oggi”. Non appena l’opera è stata rimossa dal soffitto, ci ha regalato una sorpresa: la superficie dipinta si estende per diversi centimetri sui vari lati, al di sotto della cornice (23 cm in più di larghezze e 6 cm in più di altezza). Questa area è coperta con uno spesso strato di un materiale simile alla gommalacca, forse utilizzato come barriera protettiva contro l’umidità,” dice la restauratrice. Ricerca a infrarossi, riflettografia, microscopia digitale, raggi X, radiografie e imaging multispettrale, sono tutte tecniche utilizzate per restituire l’opera agli occhi del pubblico.

Al termine del restauro dell’opera il pubblico potrà scoprire in dettaglio i risultati del lavoro di ricerca del progetto. Infatti da settembre 2023 a gennaio 2024 le sale espositive al piano terra di casa Buonarroti ospiteranno una mostra che rivelerà le scoperte del viaggio e del percorso virtuale svolto. Tutta l’iniziativa rientra nel progetto Artemisia UpClose, elaborato con il Museo e la Fondazione Casa Buonarroti e due sostenitori: il primo Calliope Arts, un ente no profit con sede a Firenze e a Londra che promuove la conoscenza pubblica e il riconoscimento di arte, letteratura e storia sociale dal punto di vita femminile; e il secondo è Christian Levett, collezionista inglese fondatore del Museo di Arte Classica Monguins in Francia.

di Sara Giudice

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