Site icon Telepress

Indagine Ipsos, l’Italia guarda con ansia alla terza età

La ricerca Ipsos sulla terza età

La copertina della ricerca Ipsos

L’Italia emerge dalla ricerca globale Ipsos “Attitudes to Ageing 2025” come uno dei Paesi più pessimisti riguardo all’invecchiamento, con dati che rivelano un profondo disagio culturale verso la terza età, particolarmente accentuato rispetto alla media mondiale e agli altri Paesi europei.

Il dato più sorprendente riguarda la percezione di quando inizi la vecchiaia: gli italiani ritengono che si diventi anziani a 73 anni, l’età più alta registrata tra tutti i 32 Paesi analizzati, insieme a Spagna e Francia. Una percezione che stride drammaticamente con l’aspettativa di vita che gli stessi italiani dichiarano: solo 81 anni, lasciando appena otto anni di vecchiaia attesa (secondo dati Istat l’aspettativa di vita è 83,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne). Otto anni è il periodo più breve a livello globale, dove la media è di 12 anni. Un paradosso che rivela come gli italiani posticipino mentalmente l’ingresso nella terza età, ma si aspettino poi una vita relativamente breve.

L’ansia del futuro: solo il 45% attende con piacere la vecchiaia

La media globale di ottimismo nei confronti del proprio futuro da anziani à del 38% e in Italia raggiunge il 45%. Sembra un dato positivo, ma non lo è davvero in confronto a altri Paesi europei e in particolare del Sud-Est asiatico: Svizzera (71%) e Germania (69%) mostrano un atteggiamento decisamente più positivo. L’Indonesia arriva all’89%, nelle Filippine al 74%. Il dato italiano del 45% rappresenta un segnale d’allarme sociale: significa che il 55% della popolazione vive con ansia o timore il proprio invecchiamento, riflettendo probabili preoccupazioni legate al sistema pensionistico, all’assistenza sanitaria e al supporto sociale per gli anziani.

Limiti d’età nelle professioni e per le scelte di vita

Interessante notare come l’Italia si posizioni nella media per quanto riguarda l’età ritenuta appropriata per ruoli di leadership. Gli italiani pensano che si possa essere leader del Paese fino a 63 anni (contro i 61 della media globale), con solo il 34% che ritiene non ci debba essere un limite d’età. Un dato che acquista particolare rilevanza considerando che l’attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i suoi 48 anni è ben al di sotto di questa soglia, mentre figure politiche di rilievo del recente passato l’hanno ampiamente superata.

In generale c’è un approccio relativamente conservatore riguardo alle tappe fondamentali della vita. L’età ideale per avere il primo figlio è fissata a 32 anni per le donne (contro i 30 della media globale), riflettendo la realtà di un Paese dove la maternità è sempre più posticipata. Per il matrimonio, l’età ideale è 31 anni, mentre per l’acquisto della prima casa 32 anni, dati che rispecchiano le difficoltà economiche delle giovani generazioni italiane.

I dati Ipsos dipingono un’Italia profondamente ambivalente verso l’invecchiamento: da un lato si rifiuta psicologicamente di accettare l’arrivo della vecchiaia, posticipandola mentalmente fino ai 73 anni; dall’altro si aspetta una vita relativamente breve e guarda con ansia al proprio futuro da anziani. Questa combinazione di fattori suggerisce la necessità di un profondo ripensamento delle politiche sociali e culturali legate all’invecchiamento, per trasformare la terza età da periodo temuto a fase della vita attesa con serenità, come accade in molti altri Paesi sviluppati.

La ricerca si può scaricare qui: Attitudes to ageing

Exit mobile version