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Internet, un bene da difendere

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L’appuntamento cruciale è in questi giorni a Dubai. Alla World Conference on International Telecommunications 2012 si decide il destino della rete. O per lo meno si affrontano alcuni dei temi che da mesi agitano l’universo del web e che hanno per oggetto le regole alla base della grande rete telematica. Ad agitare i lavori era arrivata una mozione a firma di alcuni parlamentari europei per opporsi al trasferimento all’Itu, l’International Communications Union, dei poteri di controllo di internet, al momento esercitati dall’Icaan. La petizione proposta all’assemblea della Ue, che ricalca nella sostanza l’opposizione alle possibili risoluzioni dell’Itu eretta da Google, chiede agli Stati membri di rifiutare le modifiche ai regolamenti ed è finalizzata ad evitare che vengano meno la libera circolazione delle informazioni in Rete e le relazioni d’affari, nonché il funzionamento e la gestione di internet. La Russia aveva avanzato la richiesta di maggiore democrazia per il controllo della Rete. Più precisamente “gli Stati membri dovrebbero avere gli stessi diritti per gestire Internet, anche in relazione alla ripartizione, assegnazione, numerazione e denominazione degli indirizzi e all’identificazione delle risorse, nonché per il supporto allo sviluppo dell’infrastruttura di base di internet”. Google è poi scesa in campo con Take action, campagna online il cui intento è quello di sensibilizzare la community Internet mondiale sull’eventuale aggiornamento delle regole che riguardano il web e in particolare quelle che interessano gli Over the Top. Lo slogan coniato per l’occasione da Mountain View è il seguente: ” Un mondo libero e aperto dipende da un web libero e aperto”. Dopo la marcia indietro di Russia e Cina, il chairman del Wcit, Mohamed al-Ghanim, ha fatto circolare una nuova proposta che potrebbe rappresentare un punto di incontro tra le diverse posizioni: la chiave di volta sta in una risoluzione separata, in linea con la prassi Onu, e che dunque non sarebbe vincolante per i governi nazionali. La bozza di al-Ghanim prevede che i governi abbiano stessi ruoli e responsabilità sulla governance internazionale di internet e per assicurare la stabilità, sicurezza e continuità a internet; inoltre viene riconosciuta la necessità che i governi sviluppino politiche in consultazione con gli stakeholders. Rimane fuori dal compromesso la questione delle gestione degli indirizzi web, attualmente in capo a Icann. Il capo delegazione Usa, Terry Kramer, ha accolto con favore la proposta di compromesso avanzata da al-Ghanim, dicendosi convinto che possa rappresentare “ una base per raggiungere un accordo”. “Gli Stati Uniti continueranno a impegnarsi nelle discussioni con altre delegazioni – ha sottolineato Kramer – nonostante ci sia ancora hi tenta di far deragliare i negoziati, tentando ancora di introdurre proposte su internet che sono al di fuori del raggio d’azione della conferenza ”. Da qui al 13 dicembre il summit sarà dunque impegnato ad analizzare i dettagli della proposta di al-Ghanim. Il segretario generale dell’Itu, Hamadoun Touré , ha chiarito che il compromesso riguarda i termini con cui fare riferimento a internet nei trattati che, però, non copriranno assolutamente la governance della rete.

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