Si tratta di un neologismo, formato dalla combinazione delle parole “flexible” e “vegetarian”, e si riferisce a una dieta flessibile di ispirazione vegetariana che, pur privilegiando il consumo di alimenti vegetali, non esclude carne e pesce, invitandoli però a consumarli con moderazione.
Al momento della spesa il 69% degli italiani sceglie un alimento di origine vegetale: bevande, uova, la pizza e verdure.
A rivelarlo è l’analisi di Gfk sulle abitudini alimentari degli italiani, dal titolo ‘Transizione proteica: varietà nelle scelte alimentari per la salute umana e del pianeta‘.
Oggi la si definisce dieta flexitariana, che appunto prevede una maggiore assunzione di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, particolarmente utili al raggiungimento della quantità e qualità di proteine necessarie al fabbisogno giornaliero. Considerata discendente della dieta mediterranea, non ha regole fisse o quantità raccomandate di energia e nutrienti.
Il trend è in atto ormai da anni: dal 1995 a oggi, gli italiani che seguono la dieta mediterranea sono cresciuti dal 52% al 61% e che si stanno trasformando in flexitariani. Il passaggio da diete caratterizzate da un consumo elevato di carne verso diete a più alto contenuto di alimenti di ori- gine vegetale è considerato necessario, perché benefico sia per la salute del pianeta che per quella umana.
Ma a guidare le scelte alimentari non sono più soltanto le esigenze nutrizionali, ma anche fattori di natura etica, relativi alla salute dell’ambiente, al benessere degli animali, allo sfruttamento dei lavoratori: il 74,7% degli italiani afferma di considerare la sostenibilità ambientale effettuando i propri acquisti (rispetto a una media mondiale del 55%).