di Giorgio Bellocci Nel giro di pochi mesi Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento, è divenuta suo malgrado una icona della televisione. Controvoglia, certo. Perché a dispetto di un look molto gradevole, che buca lo schermo come si suol dire, la nostra ha mantenuto il profilo basso di quando si affacciò alla ribalta come collaboratrice di Renzi alle primarie del centrosinistra vinte poi da Bersani. In televisione si è gradualmente fatta strada nei talk politici più seri (Porta a porta, Ballarò, Agorà, Piazza Pulita, Otto e mezzo ), stando a distanza siderale dai contenitori pomeridiani contaminati con il gossip e la cronaca mondana, al contrario di molte sue colleghe (specie le numerose impresentabili deputate del centro-destra). Anche oggi che è ministro la linea è quella. Ma suo malgrado qualcosa è cambiato, e il nuovo status miscelato all’innegabile charme hanno portato alla sorprendente esplosione di feroci polemiche. La gran parte di esse ovviamente strumentali. Due i casi clamorosi: il breve assedio di Enrico Lucci per Le Iene , e la strepitosa imitazione della Boschi offerta in esclusiva a Ballarò da Virginia Raffaele. Nel primo caso si è trattato di un monologo volutamente volgare di Lucci, impegnato in un accompagnamento del ministro ripreso dalla telecamera. Una camminata con la Boschi silente e abbastanza sorridente davanti a battute come “ora stai ai rapporti con i membri del Parlamento” . La ripresa non è piaciuta alla giornalista Marina Terragni, che nel suo blog sul sito di Io donna ha parlato esplicitamente di molestie, con espliciti accenni a un presunto maschilismo d’annata. Pare che la presunta vittima non abbia avuto nulla da ridire a riguardo. Magari intimamente sarà rimasta infastidita, ma non si è sognata di gridare all’agguato protomaschilista. E forse avrà avuto in mente gli esilaranti siparietti di Lucci con Pannella ( “ah frocio! “) o con Giovanardi ( “ah Carlé! ci facciamo una canna?” ). L’imitazione della Raffaele ha invece scosso non poco Laura Boldrini. Invitata da Lucia Annunziata a In mezz’ora il presidente della Camera ha detto: “ Ci sono tanti modi per fare satira ma quando si cede al sessismo la satira diventa qualcos’altro” . Mah… forse mi è sfuggito qualcosa, ma l’imitazione presentava al massimo una Boschi impreparata su certi argomenti e pronta a sbattere i suoi meravigliosi occhioni per incantare il giornalista di turno e sviarlo dall’attesa delle risposte. Pure in questo caso non si sono registrate reazioni scomposte della Boschi, il cui destino sembra invece quello di trovare, senza richiesta, paladini (meglio dire paladine) in sua difesa. Spero che il ministro continui così, pensando che in Italia fin dai tempi dell’immenso Alighiero Noschese la satira politica colpisce a prescindere dal sesso. Che dire allora delle imitazioni di Rutelli (Corrado Guzzanti), Gasparri (Neri Marcorè), La Russa (Fiorello e Dario Ballantini) lo stesso Renzi (Maurizio Crozza)? Solo per evocare qualche esempio tra i numerosi che si potrebbero fare.
La Boschi e le imitazioni asessuate

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