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La cultura 2.0 in aiuto dello sviluppo

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Dalla cultura che lascia affamati alla cultura che rilancia lo sviluppo dell ‘Italia , un Paese che vanta il maggiore patrimonio storico-artistico del mondo, il passo non è breve. Arti dello spettacolo, dalla musica al teatro, musei, architettura e siti archeologici sono definiti “motori di crescita economica” anche da chi non abbia alcuna idea su come mettere in pratica e organizzare un così vasto programma. La cultura è divenuta bene di consumo, anche grazie alle tecnologie digitali; la sua domanda è globalizzata e centinaia di milioni di turisti dei nuovi mondi invadono ogni anno l’Europa: è il momento di indirizzare in modo strategico l’uso del nostro ricco patrimonio, in prospettiva di medio-lungo termine ed economicamente sostenibile. Bisogna individuare un percorso, creare un’agenda culturale italiana e ridefinire il ruolo della creatività per il benessere del Paese. Il modello è semplice, ma la sfida è difficilissima, proprio per la riproducibilità, apparentemente senza limiti, consentita dalle tecnologie digitali. “Individuiamo 20 opere degne di rappresentare la grande cultura italiana, utilizziamole come richiamo e volano dell’Expo, magari mandandole di qui al 2015 per un periodo breve nelle capitali dei principali paesi che parteciperanno alla manifestazione “. E’ con questa proposta che il presidente del Gruppo 24 Ore, Benito Benedini , ha dato il suo benvenuto d’apertura agli Stati generali della cultura. “ Per quel che mi riguarda, anche nella mia veste di presidente della Fondazione Fiera di Milano, lancio una proposta per l’immediato futuro – ha proseguito Benedini – per oggi, non per domani. Un esempio per tutti: i Bronzi di Riace. Sono adagiati in un locale della Regione Calabria, in attesa che sia pronta la loro collocazione definitiva, dove si prevede di avere, nel migliore dei casi, centomila visitatori all’anno, e nemmeno tutti paganti. Ma perché, nel frattempo, non li portiamo a Milano, perché non li trasformiamo in testimonial di un Expo da alcune decine di milioni di visitatori, con un effetto formidabile di richiamo sull’attrazione turistica della Calabria? “. Una proposta questa che il direttore de Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano , definisce “ importante ”. ” Non possiamo accontentarci di aver fatto un manifesto per la cultura per concludere che questa è una scelta che resta da fare. Anche se è una formula un po’ abusata, dico che dobbiamo passare dalla fase delle parole ai fatti” . Il direttore ha preannunciato un’iniziativa concreta dicendo: “ Noi come Sole 24 Ore, faremo qualcosa, soprattutto per i giovani e per le start-up. Agiremo in prima persona, con un socio finanziario importante, valorizzando percorsi formativi che selezioneremo. Credo, tuttavia, che sul piano fiscale, dei vincoli burocratici, di tutto ciò che non costa e a cui è difficile dire di no, abbiamo il dovere di pretendere che si faccia e che si cambia”. Un’esperienza concreta è quella di Venture Capital firm 360 che, con l’associazione Italian Angels for Growth, ha investito nella start-up italiana Musement. Si tratta di un hub per il mondo del turismo culturale e degli eventi d’arte nel mondo: la start-up milanese ha raccolto complessivamente da soci Iag, da 360 Capital Partners e da un terzo investitore, un totale di 690mila euro che saranno destinati allo sviluppo della piattaforma e dell’app, all’ampliamento dell’offerta e dei servizi forniti, all’espansione geografica e al rafforzamento della struttura e delle attività di marketing e comunicazione. Musement è un aggregatore online dedicato integralmente al turismo culturale nel mondo, una piattaforma web che trasforma il modo in cui le persone possono scoprire eventi artistici e culturali, musei, monumenti, attrazioni turistiche e siti archeologici in diverse località del mondo e accedere direttamente alla prenotazione e/o acquisto dei biglietti d’ingresso, di visite guidate e altre esperienze correlate, di audioguide e servizi aggiuntivi. “ Fino a oggi – raccontano i fondatori – il mondo dell’arte e quello della cultura hanno sfruttato in modo parziale e molto frammentato le opportunità offerte dal digitale per raggiungere e coinvolgere i propri potenziali visitatori. Ad es ogni museo attivo online in genere ha un suo sito, una sua app e il suo sistema di pagamento e ciò si traduce spesso in un’esperienza frustrante per il visitatore interessato ad avere una panoramica completa sull’offerta culturale di una determinata città o nazione”.

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