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La Gialappa’s nello scantinato di Mediaset

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di Giorgio Bellocci “Viste le continue richieste di informazioni, vi comunichiamo che purtroppo quest’anno non ci sarà Mai Dire Grande Fratello. Per lamentele rivolgersi direttamente allo sportello Mediaset”. Se mai qualcuno si fosse posto il problema della assenza della Gialappa’s Band dal nuovo progetto Grande Fratello , nei giorni scorsi è spuntato il suddetto post autografo sulla pagina Facebook del trio. Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci hanno inoltre dovuto smentire con toni  polemici la notizia fatta filtrare da Il Giornale, secondo la quale Italia 1 avrebbe proposto loro la prima serata del martedì ricevendo un rifiuto. Notizia decisamente infondata a quanto pare. Lo spin-off satirico del Big Brother  italico è sempre stato un successo e garanzia di divertimento. Da questo punto di vista il mancato accordo è una sconfitta per tutti, spettatore incluso. Ma il punto è: perché la Gialappa’s negli ultimi anni si è talmente impigrita da consegnarsi in toto a Mediaset? Che non si è sognata di affidarle uno straccio di programma, bensì una pallida presenza di secondo piano all’interno de Le Iene . Certo, c’è sempre il rovescio della medaglia: qualche anno fa si parlò di un approccio da parte della Rai, ma poi non se ne fece nulla. E bene fece il trio a non imbarcarsi in un progetto tutto da realizzare senza esserne convinti e probabilmente senza garanzie (anche se filtrò qualche indiscrezione sulle richieste economiche piuttosto alte, diciamo non dissimili dalle retribuzioni targate Mediaset). I maligni potrebbero anche ipotizzare che la Gialappa’s ha dato il meglio, e che come succede in altri settori dell’entertainment o dello sport a un certo punto è giusto congedarsi con dignità. Noi ci teniamo un sospetto, cioè che paradossalmente il grande successo di Mai dire Grande Fratello si sia rivelato un boomerang: ha garantito il valore del brand Gialappa’s, ma legandolo in modo troppo condizionante a un format che fisiologicamente ha avuto dei cali, per non dire di quasi un biennio di sosta. Così agli albori dell’anno 2000 Santin e compari piuttosto che rilanciare con progetti di livello, in nome di una brillante storia professionale nata a metà degli anni 80, si sono adagiati all’interno di un meccanismo oliato, con tanto di pilota automatico. Con ogni probabilità in modo inconscio.  

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