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La rete sa tutto di noi, sempre

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Ci vuole un po’ di sano egoismo, talvolta, per proteggere ciò che siamo. Certamente la rete ha esteso le identità private, ma è un luogo dove alcuni malintenzionati possono impossessarsene. Per questo l’ Adiconsum ha creato un progetto, MeisMine , finanziato dalla Commissione Europea, che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e creare un osservatorio sul furto di identità. Lo strumento principale è il nuovo sito furtodidentita.it. Una modalità di furto molto subdola, dalle tante forme, che consiste nell’indebito vantaggio di utilizzare i dati personali di qualcuno, dai dati più semplici a quelli più sensibili, come il reddito, allo scopo di ottenere dei vantaggi economici in maniera illecita e fraudolenta, oppure per colpire una persona anche dal punto di vista emotivo. Pietro Giordano, presidente nazionale di Adiconsum, sostiene fortemente la battaglia culturale contro questa pratica: “La perdita di possesso dei propri dati comporta conseguenze pesanti per il consumatore sia dal punto di vista economico, sia di stress per le pratiche da avviare a cominciare dalla denuncia di quanto accaduto”. Il sito ha sezioni sulle definizioni, le statistiche, un infopoint, un questionario, pubblicazioni, agenda di eventi, modalità di furto di dati sensibili. Chiarire alcuni diritti dei cittadini europei come ad esempio la norma europea sulla tutela dei dati personali. Contrariamente a quello che molti credono, si applica quando tali informazioni consentono l’identificazione diretta ma anche indiretta della persona. Secondo la Carta dei diritti fondamentali , tutti hanno il diritto alla protezione dei dati personali in ogni settore della vita: a casa, al lavoro, quando si fa la spesa, quando si ricevono trattamenti sanitari, in un posto di polizia, in rete. Il 74% degli europei ritiene che la comunicazione dei dati personali sia una parte sempre più importante della vita moderna, ma allo stesso tempo il 72% degli utenti di internet è preoccupato di dover comunicare troppi dati personali.  Il primo passo è informarsi: cosa sono i dati personali, fin dove possono spingersi le società che li trattano, cosa può accadere se qualcuno se ne impossessa illecitamente, cosa bisogna fare per denunciarlo. Evitando l’errore di chiudersi la rete alla spalle: il furto di identità danneggia la persona al di là della sua volontà e può essere soltanto arrestata, non ignorata. Il furto d’identità è certamente facilitato da una mancata protezione dei dati. Ad esempio i truffatori assoldano delle persone perché recuperino documenti e lettere dall’immondizia, al fine di rubare i dati personali in essi contenuti. Ma le tecniche possono essere, ovviamente, assai più raffinate. Come il phishing: vengono inviate e-mail molto simili ai messaggi dell’home banking o del provider. Queste e-mail hanno lo scopo di convincere il malcapitato a comunicare ai truffatori i dati personali e bancari. Contengono un link a un sito creato ad hoc dai truffatori, simile a quello della banca. Una volta inseriti i dati, il gioco è fatto. Oppure il vishing, che è la versione telefonica del phishig. I truffatori contattano al telefono l’utente e cercano di convincerlo a comunicare i dati personali. Generalmente il truffatore finge di rappresentare la banca, sostenendo ad esempio che i dati della carta di credito o del conto sono stati cancellati a causa di qualche attività criminale sospetta, o con qualche altra scusa. Poi chiedono di fornire i dati del conto o della carta “ per averne conferma” . A tal proposito sono molte chiare e lapidare le parole di Matteo Biancani, direttore vendite di Interoute : “ Prima di sottoscrivere qualsiasi adesione a gruppo e mailing in rete, dai social network in giù, bisogna andare sempre a vedere le regole di utilizzo. Per aver sempre ben chiaro la fine che fanno i materiali che mettiamo online. Nelle Condizioni generali di gestione della piattaforma vengono sempre specificati, e se così non è bisogna diffidare! ”. Ma non sempre basta per questo tipo di accortezza per evitare di incorrere in spiacevoli conseguenze, come ritrovarsi in una mailing di pubblicità sulle vacanze in montagna dopo aver condiviso una foto sugli sci. “ Non è comunque così tanto semplice – ci ricorda ancora Biancani – districarsi in questo mondo. Le regole sono scritte in modo fumoso, spesso solo in inglese e collocate in posizioni del sito secondarie e non evidenti”. “Internet e il mondo dei social network sono ancora un Far West senza regole ”. Ad accostare la rete al selvaggio teatro americano è addirittura il presidente dell’Autorità garante per la riservatezza e il trattamento dei dati personali, Antonello Soro . Dalle colonne di Repubblica , usa lo stesso frasario utilizzato qualche settimana fa dalla presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini , in un’intervista, sempre su  Repubblica , firmata, in quell’occasione, da Concita De Gregorio. Il concetto chiaro è: sul web mancano le regole.  Per Guido Scorza , avvocato e presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione però “ le regole sul web non mancano e, a ben vedere, non mancano neppure mezzi e strumenti per farle rispettare come dimostrano le iniziative assunte dalla polizia delle telecomunicazioni all’indomani delle denunce dell’onorevole Boldrini e, soprattutto, come dimostra la quotidiana e puntuale attività svolta, tra gli altri, proprio dall’Autorità Garante per il trattamento dei dati personali e la riservatezza. Possibile che sul web, come, peraltro, fuori dal web, manchi un po’ di educazione, ci sia una diffusa non-cultura e, purtroppo, vi siano centinaia di migliaia di situazioni di grave disagio sociale ma, questa, purtroppo, è una circostanza enormemente più seria e più grave rispetto alla lamentata anarchia telematica che non può essere risolta né a colpi di leggi, né a colpi di sentenze e provvedimenti di giudici e autorità”.

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