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La ricerca in Europa non è ancora un mestiere per donne

laboratory - ph. ernestoeslava

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Secondo uno studio metà dei laureati e dei dottorati sono ragazze, molte delle quali abbandonano la carriera

Le donne sono il 33% delle persone attive nel mondo della ricerca in Europa e il 26% dei professori ordinari e dei direttori di dipartimento o centri di ricerca. Bene, dunque, ma non benissimo se si considera che al momento della laurea le percentuali sono quasi in parità. I dati arrivano da uno studio pubblicato su The Lancet Regional Health – Europe dalla professoressa Stefania Boccia, Vice Direttrice Scientifica della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs; dalla dottoressa Sara Farina, medico in formazione specialistica presso la Sezione di Igiene della Facoltà di Medicina e chirurgia e dalla professoressa Raffaella Iafrate, Pro-Rettrice Delegata del Rettore alle Pari Opportunità.

Il problema è notoriamente italiano ma l’indagine delle tre studiose dimostra che anche nel resto d’Europa la tendenza è quella di un progressivo abbandono della carriera accademica da parte delle donne, specialmente nelle facoltà scientifiche, le cosiddette Stem: Science, Technology, Engineering, Mathematics. Nelle discipline umanistiche le donne occupano oltre il 30% delle posizioni più alte della carriera accademica, mentre nelle scienze naturali la percentuale scende al 22 e in ingegneria e tecnologia in genere al 17,9.

A livello di ricerca, l’Italia è terzultima in Europa, con appena il 17% di donne nei ruoli chiave. Le barriere più pesanti contro l’affermazione femminile sono quasi incredibili (ma non meno vere) nel 2023: in primis, un pregiudizio nei confronti delle donne nel mondo della ricerca, e subito dopo un mancato riconoscimento del lavoro femminile che si concretizza principalmente in un divario nei salari, soprattutto nel contesto privato, e nel genere degli autori di articoli scientifici, di cui solo il 29,8% sono donne.

Il problema è noto anche a livello istituzionale. Per questo, il programma Horizon Europe dell’Unione europea ha stabilito un piano di uguaglianza di genere proprio a partire dal mondo della ricerca. I risultati in termini concreti avranno certamente bisogno di tempo.

di Daniela Faggion
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