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La rivoluzione interrotta di Lanfranco Pace

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di Giorgio Bellocci Si può passare da Marcuse a Nicole Minetti con assoluta disinvoltura? Si può passare per motivi di realpolitik a giustificare l’esistenza della Minetti nelle istituzioni italiane, dopo un passato speso a combattere il sistema (sfiorando l’adesione alle Brigate rosse)?   Quella di Lanfranco Pace, giornalista de Il foglio e habitué dei talk tv, è una parabola comune a tanti protagonisti dell’odierna destra italiana. Ex comunisti, più o meno proletari, tipo Giuliano Ferrara, Franco Frattini, l’avvocato Gaetano Pecorella, Paolo Liguori, ecc. Tutti ex “rossi” folgorati sulla via di Arcore a un certo punto della loro vita.   Qualche giorno fa Pace ha avuto un brutto scontro in tv, nel corso di Omnibus , con Antonella Rampino de La stampa . In realtà si è trattato dell’appendice di un alterco tra la giornalista e il sottosegretario Crosetto. Il tema era quello delle candidature in stile Minetti evocato dalla Rampino. La reazione dell’esponente di governo è stata talmente penosa da indurre Crosetto dopo poche ore a delle  scuse ufficiali.   In diretta ha bofonchiato qualcosa anche Pace, che però secondo la collega avrebbe espresso epiteti in un fuori onda (“sei una stupida, una cretina…”). Pace ha provato a ridimensionare l’accaduto, soprattutto la portata degli insulti. Ma di base ha ammesso il momento di tensione.   Personalmente penso che la Rampino sovente ecceda nel suo viscerale antiberlusconismo, cadendo nella demagogia. Ma mi sconvolge pensare che Pace butti via la sua preparazione intellettuale mostrando irritazione se qualcuno evoca lo scandaloso caso-Minetti.

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