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La Siae risponde ai portali web

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La Siae, con un comunicato ufficiale, ha chiarito le intenzioni e le modalità di applicazione dell’obolo di 450 euro al trimestre per i siti web che vogliono pubblicare i trailer cinematografici (fino a trenta al mese). La richiesta di pagamento sarebbe del tutto normale, poiché ottempera a “una regola da sempre contenuta nella legge italiana e nei trattati internazionali, per cui se una musica viene utilizzata l’autore di quella musica ha diritto ad un compenso” . I siti, perciò, devono pagare il diritto d’autore per le musiche contenute nei trailer, a meno che non si definiscano esplicitamente come non commerciali. Blog e pagine dei social network sembrano così esclusi dall’ordinanza, ma la definizione di “sito a carattere commerciale” è quanto mai ambigua e dunque sfuggente. Difficile infatti comprendere chi tra profitto dalla pubblicazione delle anticipazioni cinematografiche (via trailer o via link a canali come YouTube): basta che in qualche modo il sito sia a scopo di lucro? C’entra la pubblicità inserita in pagina? Ma secondo Siae i filmati, con relative musiche, aumentano l’attrattiva degli spazi web , ed è quindi normale che i proprietari dei siti paghino dazio al copyright. La prospettiva delle testate d’informazione, che ritengono di fare in qualche modo pubblicità gratuita ai film pubblicandone i trailer, è dunque ribaltata dalla Società degli editori, che anzi si sente in dovere di specificare che “la licenza Siae è una soluzione pratica” che aiuta chi vuole rispettare la legge, evitando alle singole testate web di pagare i diritti per ciascuna musica contenuta nei filmati. Sbaglierebbe, insomma, chi vede il provvedimento come un modo per racimolare qualche soldo in più, ignorando strategie più elevate e complesse per evitare la piaga della pirateria e garantire il giusto compenso agli artisti.

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