“Silvio Berlusconi lascia due denti a Milano” . Così apre stamani la sezione degli esteri di Libération. La risonanza mediatica dell’aggressione a Silvio Berlusconi è stata ovviamente enorme anche oltre confine. Il quotidiano francese, non senza una punta di sarcasmo, prova ad analizzare lo stato confusionale e di nevrastenia che sembra dominare la vita pubblica italiana, tra scontri politici e svilimento delle istituzioni, personalismi prevaricanti e opposizioni troppo fiacche. “ Il primo ministro italiano preoccupato per l’atmosfera di violenza” spiega El Mundo , denotando l’instabilità cronica del nostro paese e lanciando un allarme sul degrado violento dello stesso. A colpire i giornali stranieri, più di quanto sia accaduto finora sui mezzi d’informazione nostrani, è l’attacco al simbolo Berlusconi, eponimo dell’Italia di oggi e degli ultimi trent’anni. Così non è difficile leggere nel titolo di The Times una sorta di legge moderna del contrappasso: “Berlusconi colpito in volto da un modellino del Duomo” scrive la testata di proprietà di Rupert Murdoch, da anni in rotta di collisione, per questioni d’affari, con il factotum del Pdl. Sulla stessa lunghezza d’onda anche The Independent : “ Sanguinante ma non piegato, Berlusconi insiste: ‘non mi fermeranno’” Il quotidiano britannico ripercorre le recenti disavventure del premier, restituendone un’immagine ferita ma anche un’impressione disturbata e disturbante, quella di un mito incrinato ma comunque bastante a se stesso e continuamente dedito a (ri)alimentarsi di continuo, eludendo la realtà circostante. Ma il fatto è molto meno complesso di quanto si possa scrivere e immaginare. Scevro da ogni analisi a doppia faccia, l’accadimento si mostra innanzitutto come risultato di un deficit di sicurezza, come ricorda The Washington Post che parla di “Un aggressore che frattura il naso di Berlusconi”. “Berlusconi aggredito dopo un comizio” riporta invece, freddamente professionale, Le Figaro . Come a voler ricordare che il gesto in sé non può fungere da supporto per alcuna teoria del consenso o del dissenso. Anche perché è stato il gesto di uno squilibrato: “Berlusconi aggredito a Milano da un pazzo” strillano le nove colonne de El Pais. E, forse, è proprio questo a suscitare inconsciamente tanto clamore: che per infiltrare il sistema (di sicurezza, di opposizioni ingessate, di mitologie costruite su fango e sabbie mobili) sia bastata una scintilla di follia.
La stampa straniera e le cicatrici di Berlusconi

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