Con l’arrivo alla Berlinale di Paolo e Vittorio Taviani sono ripresi i contenziosi italo-tedeschi. Così la proiezione di Cesare deve morire è passata di fatto inosservata, con la maggior parte dei grandi giornali nazionali che non hanno dedicato alcuna notizia al film, come la F rankfurter Allgemeine, Zeitung , o Faz . “ Shakespeare in galera, roba vecchia ”, aveva sentenziato con sufficienza il giornale di Francoforte Faz , con l’ulteriore stilettata che “ a venirne fuori è un pezzo di cinema stucchevole del tipo più superfluo ”. La reazione della stampa tedesca davanti all ’Orso d’oro ai Taviani non poteva dunque che essere feroce. Anche perché i due autori hanno bruciato sul filo di lana le speranze tedesche di vedere ricompensato con il massimo premio il film di Christian Petzold, Barbara . E puntuali sono arrivate le reazioni pressoché scatenate della stampa, a cominciare dallo Spiegel che ha brutalmente sentenziato già nel titolo della sua filippica “Festival buono, vincitori sbagliati ”. Non senza condiscendenza lo Spiegel ammette che quella della giuria è stata “ na decisione senza dubbio onorevole e molto umanitaria ”, prima di assestare il terribile fendente che “ un film del genere questi vecchi signori lo avrebbero potuto girare anche negli anni ’60. Ha poco a che fare con le crisi attuali e con i problemi del mondo ”
La stampa tedesca non apprezza i Taviani

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