E-book nelle scuole al posto dei libri di carta? Se ne riparlerà nel 2015-2016: il rinvio, di un anno rispetto alle norme già scritte, è contenuto in un pacchetto di che il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha presentato al Consiglio dei ministri. Un rinvio che era già stato annunciato, ma che ora viene confermato nero su bianco. Ed è solo l’ultimo dei “tradimenti dell’Agenda”, come ha commentato su Twitter Roberto Sambuco, capo dipartimento alle Comunicazioni al ministero dello Sviluppo economico. La notizia segue inoltre quella dei 20 milioni tolti, nel decreto del Fare, al progetto per dare la banda larga a tutti gli italiani entro il 2014 (già questo un rinvio rispetto all’obiettivo 2013 presente nel decreto Crescita 2.0). Con in più il ritardo, ormai di un anno, all’avvio formale dell’Agenzia dell’Italia digitale, poiché ancora non ne è stato approvato lo Statuto. Negli ultimi mesi insomma sui vari capitoli dell’Agenda ci sono stati solo rinvii e promesse. Tra queste c’è quella che vede la sistemazione della governance dell’Agenda, grazie anche al nuovo ruolo di regista assunto da Francesco Caio presso la Presidenza del Consiglio, al fianco dell’Agenzia diretta da Agostino Ragosa, il cui Statuto dovrebbe essere approvato dalla Corte dei conti entro fine mese. O ancora, quella che i soldi per la banda larga torneranno con la nuova legge Sviluppo, assicurano dal Governo. Per ora quindi promesse, rinvii e ritardi. Un capitolo significativo è quello dell’Adsl, per la quale la delusione continua: la velocità reale di connessione, misurata sul campo, è di ben il 60% inferiore a quella promessa (7 o 20 Megabit). E c’è pure una notevole differenza tra le diverse regioni: tutti gli italiani pagano lo stesso per navigare, ma quanto ricevono poi può essere più o meno buono. E’ quindi lo specchio dell’Italia digitale nel nuovo studio di SosTariffe, frutto di 500mila test di velocità fatti dal 2010 a oggi sul sito. Si rivela un’Italia paralizzata nella velocità di internet: in media si viaggia a 5,1 Megabit al secondo, più 8% rispetto a tre anni fa; ma solo grazie alla crescita delle Adsl 20 Megabit, più costose e meno frequenti. Le Adsl comuni, a 7 Megabit, hanno ancora una velocità media reale di 4 Megabit. Quelle 20 Mega sono più veloci ma non di molto: 7,1 Mbps. Possono essere una delusione più grave rispetto a quanto pubblicizzato dagli operatori. Già, le 20 Megabit hanno una velocità reale che è meno della metà di quella venduta. Che cosa perdiamo, in questo stallo? Risparmi per 20 miliardi e maggiori entrate per 5 miliardi in tre anni, per lo Stato, secondo uno studio di School of Management-Politecnico di Milano. Vediamo sfumare pian piano l’ultimo treno per metterci alla pari con l’Europa, quanto a modernizzazione del Paese grazie al digitale, in vari settori. Banda larga a tutti, pubblica amministrazione più efficiente, meno burocrazia per cittadini e aziende, programmi didattici aggiornati nelle scuole. Lo dice uno studio pubblicato ad agosto da Mm One Group: solo la Romania fa peggio dell’Italia nel percorso per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale 2020 fissati dalla Commissione europea. L’Italia è in ritardo negli acquisti online, per quota di Pmi che fanno vendite o acquisti online, nell’uso regolare di internet e dei servizi di eGovernment. Il decreto Crescita 2.0, che ha lanciato a fine 2012 il primo programma sistematico di Governo per l’Agenda digitale, era una presa di coscienza di questo ritardo nazionale e si reggeva su un’idea: era possibile uscirne solo grazie a un pacchetto di azioni che svecchiassero l’Italia, imponendo una scaletta di cambiamenti. A partire dalle pubbliche amministrazioni. Cambiare lo Stato per cambiare l’Italia: doveva essere questo l’impulso, dall’alto, per ammodernare il sistema. Ma le norme dell’Agenda digitale, del decreto Crescita 2.0 e non solo, hanno subito le inerzie dell’amministrazione pubblica. Qualche indizio di questi intoppi c’erano già nel decreto Crescita 2.0, per via dell’eccessiva presenza di decreti attuativi e di una governance troppo frammentata per l’Agenda. In altre parole, il decreto mette troppe persone a decidere su come applicare le norme. Peccato che l’Agenda digitale era nata appunto per superare questi retaggi.
L’Agenda digitale, un’eterna incompiuta

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