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L’America alla scoperta del web oscuro

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L’Fbi ha concluso una maxi-operazione contro la pedopornografia online chiudendo uno dei principali servizi su cui poggiano i siti dell ’internet invisibile. All’apparenza questi portali non esistono: se si digita l’indirizzo non si ottiene nulla. In realtà stanno nascosti in un angolo buio della rete.   Per entrare in questo mondo virtuale parallelo si utilizza Tor , un programma che rende anonima la navigazione, prezioso strumento per gli attivisti dei diritti umani che voglio sfuggire alla censura dei regimi. Ma ha anche un lato oscuro. Ed è lì che le autorità americane hanno deciso di colpire. L’offensiva è scattata domenica, a conclusione di un’operazione durata mesi.  L’Fbi per ora non ha ammesso la paternità dell’operazione. Ma gli indizi sono inequivocabili : i siti sono stati infettati con un codice che ha inviato i dati personali degli internauti a un indirizzo registrato a Washington. E la tecnica utilizzata richiama quella adoperata in precedenti operazioni del Bureau. “ È chiaro che si tratta di Fbi o di qualche altra agenzia Usa ”, commenta l’esperto Andrea Stroppa. Per Raoul Chiesa, uno dei primi hacker italiani, “ usano tecniche del cyber-crimine per combattere il cyber-crimine ”.  Freedom Hosting era noto da tempo per ospitare sui suoi server materiale pedopornografico. Nel 2011, il collettivo Anonymous sferrò un attacco in grande stile contro il servizio, accusato dagli hacker di “ospitare il 95% dei materiali pedopornografici del deep web”. 

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