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L’amore ai tempi della rete

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Se Darwin avesse saputo prima che cosa sarebbe diventato l’amore ai tempi di internet, chissà se si sarebbe accalorato a dar per immutabili il maschio-cacciatore, la femmina-preda, il loro corredo di moine e fraintendimenti. Ce lo ricorda Dan Slater, autore di Love in the Time of Algorithms, sottotitolo: “Che cosa fa la tecnologia all’incontro e all’accoppiamento”, che nel saggio appena pubblicato negli Stati Uniti da Penguin descrive opportunità e disastri del business della conoscenza virtuale. Esempi? Come la mettiamo, in tempi di dating online, con la donna che, preda o non preda, è la prima a promuovere il contatto relazionale, con uno sguardo che è fulmineo e sfuggente al tempo stesso? Che dire dei segnali indiretti non verbali, del linguaggio gestuale, il guardarsi negli occhi un filo più del necessario, i movimenti più lenti, i sorrisi a bocca socchiusa, lui che giocherella con l’accendino o le chiavi, lei che si sistema i vestiti e si pettina con le dita… Colpa o merito delle tecnologie: anche Alex Williams, penna del The New York Times, decreta la fine del corteggiamento. E dice che è arrivata l’era del “non-date”, del “che fai il prossimo weekend?” sganciato da implicazioni galanti.  “Internet uccide il corteggiamento? Preferirei parlare di alcune fasce a rischio online”, rettifica Annalisa Pistuddi, psicoterapeuta esperta in dipendenze comportamentali indotte dalla tecnologia. “Gli adolescenti, ovvio, perché confondono l’idealizzazione col desiderio. E quest’ultimo, si sa, presuppone un incontro vero. I teen attribuiscono alla controparte solo le caratteristiche che vogliono e maneggiano, e si fermano lì. E così corrono il pericolo di diventare adulti carenti in intimità e confidenza, e non solo in campo amoroso: incapaci di mediazioni sociali, non sapranno discutere e avranno problemi nella ricerca del lavoro, a meno di non aspettarci una generazione tutta di informatici e creatori di programmi”. E racconta i rischi dell’invisibilità in rete, della solitudine decisionale, delle poche esperienze reali, della mancanza di spontaneità, del senso di onnipotenza e manipolazione. “Ancora più a rischio maschi e femmine di mezz’età: rinunciando alle fatiche della ricerca sul campo, diventano vittime consenzienti di persone che hanno problemi di relazione. Investono troppo, poi patiscono delusioni cocenti. Per non parlare di certi aspetti inquisitori della rete, per esempio, se lo vuoi, riesci a conoscere preliminarmente lo stipendio della persona che vuoi agganciare”. Non per niente Ellen Fein e Sherrie Schneider, due scrittrici che dagli anni 90 firmano vari bestseller intitolati Le regole, di fatto manuali per ragazze di buon cuore e buona famiglia, ora ci riprovano con Not Your Mother’s Rules: The New Secrets for Dating. E le regole sono le stesse, adattate giusto per i tempi: sii misteriosa, non chattare, non perder tempo coi tipi complicati o poco interessati, non mandare troppi o troppo tempestivi sms, renditi invisibile su Facebook, non chiedere l’amicizia per prima a uno che ti piace, non chiedere l’amicizia ai suoi parenti, sbircia il suo profilo online ma non confessare neanche sotto tortura di averlo fatto. Già, siamo diventati navigatori smaliziati ma dilettanti nella passione. Stressati dalla compilazione del nostro profilo, ci promettiamo tutti attenti alla politica e al mondo, ma socialmente controllati dai soliti rituali. Perché Facebook, alla fine, è un mondo tribale e cavalleresco, coi pegni, il decoro, le richieste che sono come biglietti da visita, il controllo dei sodali, le dichiarazioni di intenti, la reputazione. E la foto dell’anello di fidanzamento inviata con WhatsApp. 

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