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Le città del nord Italia in vetta per qualità della vita

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Secondo i dati dell’ultima indagine del Sole 24 Ore, occupano il podio Trento, Bolzano e Udine. Per la qualità di vita delle donne, è Siena la città migliore.

Nella fotografia che rappresenta il benessere nei diversi territori d’Italia, sono le città del nord quelle più in luce. Al primo posto trionfa Trento, seguita da Bolzano in seconda posizione e Udine in terza. Milano si piazza sull’ottavo gradino della classifica. Roma risale al tredicesimo posto, mentre il sud rimane fanalino di coda con Reggio Calabria a chiudere la graduatoria.

L’indagine, indicatori e risultati

I risultati sono quelli della 36esima edizione dell’indagine sulla Qualità della vita nelle città italiane realizzata dal Sole 24 Ore. L’indagine si focalizza sul benessere nelle province italiane con 90 indicatori da fonti certificate divisi in sei macrocategorie tematiche: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al Sole 24 Ore da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca.

Nelle due province autonome di Trento e Bolzano che guidano la classifica, la percezione soggettiva della qualità della vita coincide con i dati risultanti da monitoraggi empirici. Anche l’ultima rilevazione Istat sugli “Aspetti della vita quotidiana” (maggio 2025) registra il più elevato livello di soddisfazione espresso dal 61,9% dei cittadini.

Nella top ten delle 107 province analizzate sono presenti altre cittadine settentrionali come Bergamo, al quinto posto; Treviso, Padova e Parma. Bologna occupa la quarta posizione ed è tra le città metropolitane in risalita rispetto all’edizione precedente della ricerca. Tra le città del sud, Cagliari al 39esimo posto è quella meglio posizionata.

Dove le donne vivono meglio

Analizzando la classifica per qualità di vita delle donne, è Siena la provincia più virtuosa. Gli indicatori considerati sono 14: dal tasso occupazionale alla percentuale di imprese femminili, dalla quota di amministratori comunali donne al numero di giornate retribuite all’anno. Da quest’anno si aggiungono la competenza alfabetica e il gender pay gap. Sul podio, anche Firenze e Perugia. Maglia nera invece per Crotone.

Rispetto ai dati medi nazionali, in un contesto generalmente positivo per il lavoro, fa un passo avanti il tasso di occupazione femminile: nella fascia di età fra 20 e 64 anni sfiora il 58 per cento. In Ue a 27, nella stessa fascia d’età la media è del 70,8%, con la Germania al 77,7% e l’Olanda al 79,7%. L’Italia è comunque in miglioramento, dato che nel 2021 lo stesso parametro era sotto il 53 per cento.

Gap di genere ridotti: da Aosta a Prato. Scivolone di Bolzano

Stabile il gap occupazionale di genere, la differenza fra il tasso di occupazione maschile e quello femminile che è oltre il 19 per cento a livello nazionale, con un divario inferiore al 10 per cento, al di sotto della media italiana, ad Aosta, Pesaro-Urbino e Trieste. Mentre la situazione peggiora a Barletta-Andria-Trani e Taranto dove il gap si attesta su valori tra il 39 e il 41 per cento circa.

Il gender pay gap segna un divario medio del 31,2 per cento. A questo proposito, la migliore fra tutte le province italiane è Prato, con un divario del 20%. Nonostante si distingua nella classifica dell’occupazione femminile, Bolzano registra un divario retributivo fra uomini e donne che supera il 35 per cento. La peggiore è Siracusa, dove il gap salariale è del 41,5 per cento. Pur con i finanziamenti previsti dal Pnrr, rimane pressoché stabile l’incidenza delle imprese femminili, che è al 23 per cento.

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