E’ stato un primo maggio di protesta, quello del 2013. In molte città in Asia, Stati Uniti ed Europa, le manifestazioni hanno registrato episodi di violenza e scontri con le polizie locali. “Le proteste del May Day uniscono migliaia di lavoratori” , titola un editoriale di The Guardian in cui si fa la conta delle tensioni sociali d’Occidente e Oriente. L’emergenza lavoro è attraversa tutto il globo: nel Vecchio Continente manca, in Cina e dintorni le condizioni degli impiegati sono spesso miserevoli. The Independent propone sul suo sito web una galleria delle marce del primo maggio nel mondo. “In migliaia urlano per il lavoro nella manifestazione di Madrid” , dice un servizio di Bbc , cui fanno eco quelli di “Istanbul e del Bangladesh” , citati da Channel 4 . All’elenco si aggiungono “le proteste in Grecia, Turchia, Tokyo e Mosca” citate da Huffington Post . Il fronte del malcontento è ampio e trasversale: operai senza lavoro, classe media sfibrata e indebolita, giovani dal futuro del tutto incerto. Come alla fine degli anni ‘90, è una città americana a fare da termometro definitivo per lo scontro sociale: “May day, la marcia diventa violenta a Seattle” , The Washington Post . Nel 1999, proprio a Seattle si definì il movimento antagonista, imploso in seguito alle atrocità di Genova 2001. “A Seattle scoppia la protesta” , si legge su Usa Today : ancora, verrebbe da dire. A tredici anni di distanza, i problemi sono rimasti irrisolti.
Le proteste del May Day uniscono migliaia di lavoratori (The Guardian)

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