Uno scandalo che fa riflettere sull’esercizio dell’etica dei media inglesi, ma che in particolare colpisce le tasche dell’editore. Lo scandalo delle intercettazioni telefoniche ai danni di politici, vip e gente comune in cui sta sprofondando il tabloid News of the World , di proprietà del gruppo News Corp. di Rupert Murdoch, è un’esempio di condotta non esemplare degli uomini legati all’impero mediatico del tycoon australiano. Come ad esempio giornalisti e dirigenti, incluso il suo ex-braccio destro Coulson, che potrebbero finire in prigione. Oppure Rebekka Brooks, la sua pupilla ed ex segretaria diventata direttrice dei suoi tabloid e adesso amministratrice delegata del gruppo, possibile indagata per le ultime vicende. La condanna peggiore però arriva dal mercato. E per Rupert Murdoch, tredicesimo uomo più potente del mondo, è la condanna che rischia di bruciare di più. I colossi lo abbandonano. O meglio abbandonano uno dei suoi prodotti di punta, la bibbia del gossip dei sudditi di Sua maestà con tre milioni di copie vendute a settimana. Niente pubblicità su quelle pagine. E che di fatto si traduce in una fuga, almeno temporanea, dalla testata: a rischio 38 milioni di sterline all’anno (oltre 40 milioni di euro).
Le trame di Murdoch

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