In Europa cresce l’insofferenza verso le scappatoie fiscali usate dalle grandi web company statunitensi. Il New York Times riassume efficacemente in cifre il problema: Google ha dichiarato 4 miliardi di fatturato in Gran Bretagna, ma ha pagato meno di dieci milioni di dollari in tasse . La ragione della discrepanza è che il motore di ricerca ha la sede fiscale a Dublino , e molte delle transazioni risultano effettuate in Irlanda, dove l’aliquota è al 12,5%. Andrew Cecil, direttore delle politiche pubbliche per Amazon in Europa, ha dichiarato che la società ha ricevuto una richiesta di 252 milioni dollari dalla agenzia francese di riscossione delle imposte. La filiale europea del più grande sito di e-commerce del mondo ha la sede principale in Lussemburgo , un altro piccolo paese con condizioni fiscali favorevoli per le imprese multinazionali. Il fatturato nel vecchio continente è stato, nell’ultimo anno, di 9,1 miliardi di euro, ma l’utile dichiarato dopo le imposte è stato di 20 milioni di euro, e le tasse sono state circa 8 milioni di euro, secondo quanto riferito dal New York Times . Il Parlamento europeo ha votato il suo sostegno alla proposta di unificare le norme fiscali dell’Unione per il calcolo delle imposte delle multinazionali . Ma i politici si sono divisi sulla possibilità che l’adesione alle norme sia volontaria o obbligatoria. I giganti del web rivendicano il diritto di pagare la maggior parte dei propri tributi agli Stati Uniti , dove si trova quasi tutta la loro ricchezza in termini di tecnologia e di intelligenza, che è poi quella che permette di generare i grandi profitti in tutto il mondo.
L’Europa vuole le tasse delle multinazionali internet

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