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L’impegno dell’Italia in Antartide: quarant’anni di studio e tutela

Antartide

Dal 1985, il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) sancisce il contributo dell’Italia allo studio del continente bianco. Oggi, dopo 40 anni, l’Italia è in prima linea nella ricerca polare e nella tutela dell’ambiente antartico.

Il primo avamposto: Stazione Mario Zucchelli, realizzata a Baia Terra Nova. È la base costiera da cui sono partite le prime missioni.
Poi è arrivata Concordia Station, stazione italo-francese sul plateau antartico, operativa dal 2005, in grado di ospitare ricercatori tutto l’anno.

Il PNRA unisce ricerca, logistica e governance. È coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) con supporto tecnico-logistico dell’ENEA e dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), che gestisce la nave rompighiaccio Laura Bassi.

Durante 39 spedizioni fino al 2024, l’Italia ha raccolto dati vitali per la climatologia, la glaciologia, l’oceanografia. Queste ricerche hanno generato scoperte fondamentali: dall’evoluzione dei ghiacci marini alle variazioni del livello dei mari, dall’analisi dei cambiamenti ambientali alle emissioni e assorbimenti di CO₂.

Per gli scienziati italiani l’Antartide non è un territorio remoto: è una “sentinella del clima”. I segnali in arrivo da lì anticipano trasformazioni globali.

In un contesto globale di crisi climatica, l’esperienza italiana in Antartide rappresenta un patrimonio scientifico e strategico. Le basi, le navi, le ricerche: sono risorse chiave per capire il futuro del pianeta.

 

 

Fonte foto: https://www.cnr.it/it/nota-stampa/n-7096/riapre-la-base-italiana-in-antartide

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