Nicolas Sarkozy, candidato neoconservatore francese alle presidenzali, è contrario a un legge che che punisca il conflitto di interessi nel mondo della comunicazione. Una legge che vieta a un’impresa che ha contratti con lo Stato di possedere anche dei media? “Non ha alcun senso – dice Sarkozy – dovremmo forse credere che a causa del fatto che tal proprietario o tal’altro ha un contratto con lo Stato, c’è il rischio che tutti i giornalisti siano disonesti? Bisogna smetterla con queste cose. La comunicazione ha bisogno dei grandi gruppi”. Tutto parte dalla polemica lanciata da François Bayrou, candidato centrista: nel settembre scorso, che stagnava al 6% nei sondaggi (oggi è al 17%) e non riusciva a decollare a causa, diceva, della censura dei media. Il 70% dei media francesi sono direttamente controllati da imprese che hanno contratti di altro genere con lo Stato come produttori di armi, costruttori di missili, imprese immobiliari per la costruzione di prigioni o di altri palazzi pubblici. La principale rete televisiva francese, la privata TF1 appartiene a Martin Bouygues, che si definisce “il miglior amico” di Sarkozy ed è stato anche il suo testimone di nozze con il miliardario Bernard Arnault (che siede nel consiglio d’amministrazione di M6 ed è proprietario di LVMH gruppo che comprende il quotidiano economico “LaTribune”). Quanto a “Libération”, il quotidiano “di sinistra” periodicamente in crisi, è in mano a Edouard de Rothshild, il finanziere, che ogni tanto si diverte ad andare in vacanza con Nicolas Sarkozy e la sua moglie Cecilia sulle spiagge de La Baule.
L’inciucio fra media e politica “alla francese”

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