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L’infinito, su carta, all’asta

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In tempi di crisi anche la cultura, o meglio la poesia, fa ineluttabilmente capitale. Considerazione leopardiana, quanto mai calzante se a finire all’asta è una delle tre copie sinora riconosciute de L’infinito di Giacomo Leopardi, che sarà protagonista della sessione di Minerva Auctions di lunedì 23 giugno a Roma. Il manoscritto appartiene a un collezionista anonimo ed è stato ritrovato durante le ricerche nell’archivio nobiliare dei conti Servanzi Collio di San Severino Marche. Si tratta di una versione della poesia redatta da Leopardi tra il 1821 e il 1822, prima del suo viaggio a Roma. La base d’asta sarà di 150mila euro. Prima di avviarsi verso la futura capitale d’Italia, il poeta aveva deciso di trascrivere il testo  che poi diventerà la sua lirica più celebre, per evitare che andasse in qualche modo smarrito. La poesia coincide perfettamente con quella che poi sarà la sua versione definitiva, particolare che per decenni aveva fatto dubitare gli studiosi della sua autenticità. Nuovi studi hanno però attribuito definitivamente la copia al poesta di Recanati.  La Regione Marche ha chiesto al Ministero dei Beni culturali di intervenire , acquistando il documento e affidandolo poi a un’istituzione pubblica.

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