Continua il domino di reazioni alle dimissioni di Jacopo Tondelli, direttore e fondatore de Linkiesta , seguite alla cacciata del condirettore Massimo Gallo , decisa dai soci del giornale online. La redazione è in agitazione e molti giornalisti hanno promesso di andarsene qualora il consiglio di amministrazione non faccia chiarezza su una serie di punti chiave. Tra questi, il chiarimento del piano editoriale, gli interventi futuri sugli strumenti tecnologici, la ricapitalizzazione del giornale e il conseguente impatto sui dipendenti , con possibili licenziamenti. I giornalisti lamentano ritardi nell’innovazione, deficit gestionali (il mancato avvio della campagna abbonamenti natalizia) e la mancanza di un’idea imprenditoriale che consenta al sito di raggiungere quanto prima degli utili. Anche per questo, per la prima volta nei due anni di storia de Linkiesta , hanno eletto un rappresentante sindacale. Da parte sua il cda aziendale ha preso atto delle dimissioni di Tondelli e delle motivazioni che hanno spinto al gesto , come dice un comunicato ai lettori in cui si ricordano anche di 2,5 milioni di euro raccolti con le donazioni. Serve comunque, secondo la dirigenza, ridurre i costi fissi del giornale, motivo che ha portato alla chiusura della redazione romana diretta da Gallo. “Nessun’altra misura era stata prevista sul personale, se non un generico richiamo a contenere i costi redazionali per complessivi Euro 40mila annui” . L’agitazione, però, continua. E uno dei principali esperimenti di giornalismo web all’italiana rischia di implodere.
Linkiesta sottosopra, redazione in agitazione

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