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L’Italia vista dalle osterie

Osterie d'Italia 2023 - Slow Food Editore

Osterie d'Italia 2023 - Slow Food Editore

Esce l’edizione 2023 della guida Slow Food “Osterie d’Italia”: 1730 locali sparsi lungo tutto il Paese che promettono di riscaldare a dovere il cuore e il palato.

Le osterie sono un esempio straordinario della cultura culinaria ed enologica italiana. Per questo, ogni anno da 33 edizioni, i curatori di questo “sussidiario del mangiarbere all’italiana” raccolgono e sistematizzano informazioni e giudizi su questo tipo di locali provenienti da tutto il Paese. Per la guida 2023 Francesca Mastrovito ed Eugenio Signoroni hanno potuto contare su oltre 240 collaboratori sparsi sul territorio nazionale, per un totale di 1730 fra osterie, agriturismi, enoteche con cucina e ristoranti segnalati. Fra gli altri, ci sono: 139 novità assolute; 270 locali premiati con l’iconica Chiocciola per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza; 450 locali premiati con la Bottiglia per la selezione dei vini; 126, infine, quelli premiati con il Bere Bene, il nuovo riconoscimento per la selezione delle altre bevande.

Capire le osterie per capire l’Italia

Dell’Italia la guida dà, almeno sulla carta, quattro insight molto interessanti:

  1. La provincia è viva, vivissima: molto spesso i locali consigliati si trovano fuori dai grossi centri urbani, probabilmente anche sull’onda lunga della riscoperta dei piccoli centri che ha seguito il lockdown del 2020.
  2. I giovani non sono solo cervelli in fuga, ma anche “esperti di ritorno”, che dopo aver maturato esperienze in giro per il mondo o in locali più blasonati, vanno a scegliersi la loro nicchia e lì agiscono.
  3. Lo spirito imprenditoriale italiano non si arrende: 8 locali su 100 di quelli recensiti sono novità assolute e hanno già saputo imporsi. A dispetto di qualunque difficoltà e, soprattutto, dei continui rincari delle materie prime.
  4. I gusti degli italiani, ancorché legati alla tradizione, cambiano e si differenziano e i ristoratori più accorti ne tengono conto. Anche per questo nella guida non c’è più solo la tradizionale Chiocciola come simbolo di qualità, ma anche – ad esempio – il Bere Bene, riconoscimento alle osterie che offrono – accanto o in sostituzione a una valida proposta di vini – una selezione di bevande alcoliche e non, scelte con attenzione e personalità: birre artigianali, succhi, infusi, cocktail e distillati…

Un lavoro a centinaia di mani

Disponibile in tutte le librerie e sullo store online di Slow Food Editore, l’edizione numero 33 di Osterie d’Italia racconta la ristorazione italiana più autentica e di qualità, attraverso visite e recensioni di oltre 240 sperimentatori sparsi in tutta Italia: a loro il compito (decisamente grato) di cogliere l’essenza delle nostre tradizioni declinate in chiave contemporanea, per portare alla luce il racconto del Paese fatto dal tintinnare dei calici di osti e ostesse. Qualcuno dirà che “non ci sono più le osterie di una volta”, e forse è una fortuna, visto che in altri tempi sono state punti di ritrovo meno accoglienti di oggi. Di questo tipo di locale oggi rimane, in forma evoluta, la missione principale: da un lato, la scelta del vino da servire prima di quella del cibo e, dall’altro, l’accoglienza: la radice è la stessa di host e hostel e infatti, un tempo, le osterie erano i luoghi del vitto e dell’alloggio per i viandanti. Una vocazione ben precisa nel panorama della ristorazione Made in Italy, dunque, che attraverso questa tradizione risponde a questioni contemporanee sulla sostenibilità ambientale e umana, attraverso un viaggio autentico e genuino nella biodiversità e nelle tradizioni territoriali.

di Daniela Faggion

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