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Lte, la rete che verrà

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  Apple ha dato uno scossone alle reti internet mobile di quarta generazione, in Europa: l’iPhone 5, che uscirà in Italia e in altri paesi del Vecchio continente domani, supporterà questa tecnologia (l’Lte). A noi italiani toccherà però aspettare almeno 3-4 mesi per poter navigare in Lte: gli operatori non sono pronti per il lancio delle reti. Devono ancora mettere le mani sulle frequenze che si sono aggiudicati un anno fa (800, 1800 e 2600 Mhz). Consoliamoci pensando che la quarta generazione di connessione anche in Europa è agli inizi. Ne è già una conferma il fatto che questo sia il primo modello iPhone ad avere l’Lte. Ma la mossa di Apple già sta spingendo gli operatori ad accelerare: il caso più notevole è Ee (joint venture di Orange e T-Mobile), che ha annunciato il lancio del primo network Lte nel Regno Unito. Qui lo Stato assegnerà solo nel 2013 le frequenze dedicate, cioè gli 800 Mhz, ma Ee non ha voluto più aspettare e quindi userà subito i 1800 Mhz, già utilizzati in Europa per il Gsm. E promette di coprire il 30% della popolazione per Natale, il 70% nel 2013 e il 98% per il 2014. 3 Italia intende fare una mossa analoga, partendo entro dicembre. Gli altri operatori partiranno nei primi mesi del 2013. Dal piano industriale Telecom Italia si legge che coprirà il 40% della popolazione nel 2014. Telecom e Vodafone però sono obbligati dal bando di gara delle frequenze ad assicurare una copertura delle zone in digital divide.    L’Lte è in via di maturazione persino in Germania, dove le frequenze giuste sono arrivate nel 2010. L’anno scorso gli operatori si sono concentrati più sulla copertura delle zone rurali. Solo da poco stanno puntando sulla velocità: a luglio Telefonica O2 ha lanciato l’Lte urbano con vari tagli di spesa. Vodafone Germania da quest’estate sta aggredendo con l’Lte il mercato Adsl. La Francia è come l’Italia: partirà nel 2013, anche se gli operatori sono obbligati dallo Stato a una copertura più massiccia. Per la Spagna se ne parla nel 2014. “Quando arriverà da noi l’Lte avrà un buon sviluppo, con velocità reali fino a 45-50 Mbps sebbene lo standard arrivi a 100 Mbps”, dice Antonio Sassano, esperto di frequenze. Questa è la velocità in download, circa il doppio delle attuali reti mobili, ma aspettiamoci un passo avanti maggiore con quella di upload, che sarà di 10 Mbps teorici, contro gli attuali 2 Mbps. Sarà utile anche che la latenza scenderà per la prima volta ai livelli di un’Adsl. Questo mix di caratteristiche permetterà di usare applicazioni che sono al tempo stesso esose di banda e che richiedono uno scambio di dati in tempo reale. Film in streaming, accesso a server cloud, giochi multiplayer, videoconferenze”   “Per l’Italia, in particolare, ci sono recenti buone notizie che faciliteranno lo sviluppo dell’Lte”, dice Sassano. Innanzitutto il decreto Digitalia, a quanto si legge nell’ultima bozza dovrebbe consentire agli operatori di mettere antenne per l’Lte a bassa potenza senza chiedere il permesso dei condomini. Aspettiamoci che usino gli 800 e i 1800 Mhz subito, per fare il grosso della copertura. Più in là vorranno sfruttare anche i 2600 Ghz, per fare micro celle nelle zone urbane dove c’è un’alta densità di utenti. In questo modo la rete crescerà in modo flessibile e scalabile, di pari passo con le esigenze dei clienti. “Altra buona notizia sono i piani di Telecom Italia e Fastweb per portare la fibra ottica fino agli armadi di strada. La fibra servirà non solo per aumentare la velocità nelle case ma anche come rete di trasporto per le antenne Lte e quindi consentirà di ottimizzare la velocità in mobilità”, dice ancora il docente de La Sapienza.    Ma in Italia l’Lte deve affrontare anche una brutta notizia: è ancora fermo il tavolo di lavoro, tra ministero allo Sviluppo economico e dell’Ambiente, per rendere più flessibili i metodi di misurazione delle emissioni elettromagnetiche. Una modifica chiesta a gran voce dagli operatori. Con l’attuale normativa, che obbliga a sottostare ai limiti emissivi più stringenti d’Europa, saranno costretti a mettere più antenne del necessario e forse persino a rallentare i piani di copertura.  

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