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L’Ue si accapiglia su Almunia e Google

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Il rapporto di reciproco scambio e continuo confronto tra Joaquin Almunia , attuale presidente della Commissione europea, e Google , uno dei principali obiettivi di controllo dell’antitrust continentale, è causa di malumori in Europa . Gli editori del Vecchio Continente, in particolari quelli tedeschi, hanno accusato Almunia di favorire il motore di ricerca e le sue politiche, a discapito della concorrenza e dell’equa retribuzione di chi produce i contenuti che finiscono online alimentando il sistema di guadagno di Google. Il commissario è il bersaglio degli strali dei media teutonici per il lungo negoziato con l’azienda, dai più vista come fautrice di una politica autoritaria che costringe i giornali ad accettare le poco remunerative condizioni di Google News, aggregatore che invece accorpando le notizie delle diverse testate (nazionali e internaizonali) genera una fortuna in investimenti pubblicitari. Le trattative tra Unione europea e colosso del web sinora non hanno fruttato molto : in Francia, gli editori hanno strappato l’impegno da parte di BigG a finanziare con 60 milioni di euro annui i giornali d’Oltralpe, per aiutarli nello sviluppo di adeguate strategie digitali. Un compromesso che lascia sostanzialmente immutati i rapporti tra chi produce notizie e l’aggregatore. In Germania è scontro frontale, con l’industria che chiede una percentuale dei proventi pubblicitari, anche perché Google News cita estratti troppo lunghi dei pezzi che indicizza (5/6 righe), non invogliando gli utenti a cliccare sul link che rimanda al giornale. Google ribadisce che chiunque non è d’accordo con le sue politiche può chiedere la rimozione dei propri contenuti dal suo sistema di aggregazione e ricerca, eludendo però il problema dei rapporti di forza tra le parti: nessun editore può a oggi permettersi di fare a meno di Gnews e del motore di Mountain View, che porta enorme visdibilità potenziale ed è sostanzialmente la più importante autostrada d’accesso alle notzie per due terzi degli internauti mondiali.  Ci sarebbe dunque un abuso di posizione dominante, rilevato anche dalla Commissione europea , che però non ha mai messo alle corde la compagnia americana. Almunia ha sempre prefertio la mediazione, attirandosi per questo le ire degli editori tedeschi e vedendosi appioppata la nome di vassallo di Eric Schmidt & Co. L’ultima proposta dell’Unione a Google prevede che i suoi rivali (editori che agiscono anche nella net economy con altri servizi, ma anche società altre) possano acquistare spazi pubblicitari in testa ai risultati di ricerca, ma secondo i critici questa soluzione non scalfirà il dominio della compagnia Usa.  Qualcuno invoca una ristrutturazione totale e continentale del mercato online, qualcun altro chiede multe e sanzioni per Google, mentre la Commissione vuole l’approvazione del concordato per poter aprire inchieste su altri fornti, con BigG sempre protagonista. A guidare questi approfondimenti (su Android e YouTube, ad esempio) non sarà Almunia, che verrà sostituito nei prossimi mesi come prevede il regolamento. Le derive monopolistiche e gli strabordanti guadagni di Mountain View in Europa metteranno in difficoltà qualcun altro. Le polemiche non cesseranno, c’è da scommetterci.

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