di Giorgio Bellocci Per tanto tempo vedi un volto paffuto, pronto a esplodere con arrabbiature, sovente dettate da quella mania di protagonismo che più o meno investe coloro che si ritrovano a parlare di calcio nelle mitiche televisioni private. Lo vedi per tanti anni, il ritratto della salute, poi quando ne percepisci il deperimento e l’eloquio che diviene sempre più stentato capisci che il Male è entrato in campo e che non c’è più scampo. Questo a prescindere dal fatto che il diretto interessato, giustamente, tuteli la sua privacy o più semplicemente non voglia fare da subito comunicazioni in tema, come accaduto anche a grandi figure come Oriana Fallaci. Franco Rossi, uno dei maggiori conoscitori di calcio e giornalista apprezzato anche in molte televisioni (Mediaset compresa), se ne è andato il 30 ottobre scorso. Pochi giorni prima, per la prima e unica volta, aveva alluso alla sua condizione con questo tweet: ” Il tumore non è una malattia: è un affare e una compagnia”. Rossi negli anni ’70 era considerato uno dei primi veri esperti del calciomercato, quando il fenomeno durava quella ventina di giorni a cavallo tra giugno e luglio, e non l’intero anno come oggi. Le vendite de Il Giorno in quelle settimane schizzavano repentinamente, e gran parte del merito era degli scoop di Rossi. Con il passare degli anni il giornalista nato a Marsciano 69 anni fa, si è staccato dalla carta stampata, anche con fare un po’ snob va detto, ed era diventato un volto televisivo. In particolare del potente network Telenova (visibile su digitale terrestre nel nord Italia e via satellite sull’intero territorio), di proprietà dei Periodici San Paolo. A livello nazionale la sua indubbia competenza è stata penalizzata dagli orari assurdi in cui Italia 1 aveva posizionato l’ultima stagione di Controcampo con Sandro Piccinini, dove Rossi era ospite fisso. Malgrado il carattere un po’ iroso e permaloso, Rossi alla fine si faceva volere bene se non da tutti (giusto per evitare frasi di circostanza), almeno dai più. Qualcuno che magari lo aspettava per dargli una randellata in testa probabilmente c’era, intendiamoci. Come in uno dei suoi aneddoti più gustosi: quello del collega giornalista che venne aggredito a Milanello da un ex giocatore, oggi divenuto allenatore top, verso la fine degli anni ’70. Gianni Brera, suo mentore e punto di riferimento come giornalista, lo avrà già accolto da qualche parte per una nuova avventura.
L’ultimo tweet del vecchio re degli scoop

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