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LUNGA LA STRADA DELLO SVILUPPO

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Il settore Ict Cresce dello 0,8% nel primo semestre 2006.Aumentano gli investimenti, ma c’è ancora molto da fare.“Forse non siamo ancora all’uscita del tunnel, ma almeno se ne intravede la luce”. Lo afferma il presidente di Aitech-Assinform Ennio Lucarelli, illustrando i dati emersi dal Rapporto Assinform sul primo semestre 2006. Nel periodo preso in esame il mercato aggregato (informatica + telecomunicazioni) italiano ha raggiunto i 31.708 milioni di euro, con un incremento dello 0,8% rispetto al primo semestre dell’anno scorso (quando era risultato più che doppio, pari al 2,1%). “Nel primo semestre 2006 sono cresciuti Pil, investimenti fissi, investimenti in nuovi macchinari e attrezzature – prosegue Lucarelli -. Ma soprattutto è cresciuta l’Information Technology, fattore che, dopo anni di trend negativo, costituisce un segnale di novità da non sottovalutare in questa fase moderatamente positiva dell’economia italiana in cui ci giochiamo le possibilità competitive e di sviluppo dei prossimi anni”. Ma non bisogna adagiarsi: “Per strutturare la ripresa occorrono scelte coraggiose, puntando su produttività, innovazione e riduzione della presenza dello Stato imprenditore” sostiene Lucarelli.Il mercato delle telecomunicazioni (infrastrutture, terminali e servizi) nei primi sei mesi dell’anno ha raggiunto i 21.950 milioni di euro, segnando un rallentamento. La crescita è stata dello 0,6% contro il 2,9% registrato nei primi sei mesi del 2005. E’ da rilevare un forte balzo in avanti delle connessioni a banda larga (+37% a oltre 7,5 milioni di utenze attive) e un rallentamento del fatturato (+0,6%) dovuto alla diminuzione delle tariffe: “Si tratta di un positivo assestamento dei prezzi di mercato – dice Lucarelli – dovuti al doppio effetto dei provvedimenti di regolazione introdotti dall’autorità per le Comunicazioni e alla sempre maggiore concorrenza fra gli operatori, a vantaggio dei consumatori”. Calano gli investimenti in infrastrutture (-4,4%) a 2.290 milioni. La domanda di terminali fissi e mobili è risultata pari a 2.510 milioni (+6,6%). Alla crescita hanno contribuito sia i terminali fissi (1.110 milioni, +6,2%) sia quelli mobili (cellulari, 1.400 milioni, +6,9%). I servizi di telecomunicazione si sono attestati a 17.150 milioni (+0,5%), mentre nel primo semestre dell’anno prima crescevano del 3,9%.A livello mondiale l’Information Technology registra tassi medi di crescita che superano il 5% annuo. L’Italia è ancora al palo ma, secondo Aitech-Assinform, vede qualche notizia positiva: Pil a +1,6% nel primo semestre del 2006 (-0,1% nello stesso periodo del 2005), +3,3% gli investimenti fissi (-1,3% nel 2005), +2,4% gli investimenti in macchinari e attrezzature (-1,7% nel 2005). Secondo Lucarelli si tratta di “cifre ancora modeste, ma comunque significative, perché vuol dire che, se pur timidamente, l’economia italiana sta tentando di risalire sul treno dello sviluppo, cavalcando anche l’innovazione”. Nel primo semestre 2006 il mercato dell’informatica è cresciuto dell’1,1%, a quota 9.758 milioni, anche per effetto della lieve ripresa congiunturale (nel primo semestre 2005 era cresciuto solo dello 0,4%). La domanda di informatica è guidata dal mercato delle famiglie, in crescita. Arrivano anche i settori più legati ai servizi, come banche, assicurazioni, grande distribuzione, ed è tornata a investire anche la media impresa. Le piccole imprese e la Pubblica Amministrazione centrale continuano a essere frenate. La crescita di hardware è stata in valore del 2,9% rispetto al primo semestre 2005 a 2.759 milioni, del 12,7% in unità per i personal computer e del 3,5% per i server di media potenza. In particolare la domanda delle famiglie è cresciuta del 13,5%, quella delle imprese del 12,4%. Il segmento più dinamico è quello dei portatili (+18,5%). Il mercato del soft­ware e dei servizi, pari nell’insieme a 6.605 milioni (67,7% dell’intero mercato dell’informatica), ha fatto segnare una crescita dello 0,6%. Il software segna un +1,7% e i servizi +0,2%.Il futuro si gioca su innovazione e sviluppo. “Da una parte la domanda pubblica deve tornare ad avere una funzione di stimolo e qualificazione dell’offerta – afferma Lucarelli -, dall’altra le imprese IT vanno chiamate a investire in servizi e infrastrutture che servono all’innovazione del Paese, secondo chiare modalità, in cui il pubblico regola e controlla, mentre il settore delle imprese investe, rischia, ma si rafforza e cresce in qualità, oltre a rendere migliori prodotti e servizi”.• Simona Montella

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