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Marrazzo giornalista di razza

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di Giorgio Bellocci     Il ritorno di Piero Marrazzo in televisione con   Razza umana  è uno degli avvenimenti più significativi della stagione Rai nell’anno che sta per concludersi. Il rotocalco va in onda nella seconda serata del mercoledì di Rai 2.  Come era ampiamente prevedibile la reazione del popolino di internet, con debite eccezioni, si è dipanata all’insegna del qualunquismo e della volgarità. Ecco qualche commento rappresentativo: “ha la faccia come il c…”; “è uno schifo…”; “razza porcella sarebbe più consono ”. Anche il titolo diventa uno stupido pretesto di insulto, perché pone l’accento sulla umana debolezza di cui Marrazzo è stato vittima all’epoca dei noti fatti di cronaca che lo avevano investito. Marrazzo, dopo essersi dimesso, ha iniziato un importante percorso spirituale poco pubblicizzato che, per quanto concerne il versante professionale, lo ha ricollocato nel suo primo mestiere di giornalista.  Razza umana è tra le cose migliori che si possono vedere oggi sulla Rai, per di più sul debolissimo (come proposta) secondo canale. La struttura narrativa è monografica. In una puntata, per esempio, si è raccontato il mondo visto con gli occhi della paura. In apertura lo scrittore napoletano Raffaele La Capria, ospite in studio, ha speso una riflessione filosofica ma accessibile ai più sul vulcano Vesuvio, che potrebbe dare vita a eruzioni in qualsiasi momento, generando una potenza distruttiva maggiore di una bomba nucleare. A seguire un filmato delle paure dei genitori troppo apprensivi che attrezzano la propria casa di videocamere, per controllare le baby sitter dei loro figli, anche senza informarle. Non è legale, ma in Francia è servito a smascherare una baby-sitter che malmenava un bambino di due anni: lo schiaffeggiava, gli legava mani e polsi, minacciava di buttarlo dalla finestra.  Bentornato Piero!     

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