Oggi il Consiglio di vigilanza Rai deciderà le sorti di Anna Maria Tarantola , candidata numero uno alla presidenza della tv pubblica. A spingere per la sua nomina è stato direttamente Mario Monti, convinto della necessità di avere una figura extra politica che riduca la spesa e dove possibile tenga a bada la lottizzazione del network. Monti spinge così per dare ampi poteri a Tarantola e per la nomina di Luigi Gubitosi nel ruolo di direttore generale. I due avrebbero potere di firma sui contratti fino a 10 milioni di euro, nonché potere di nomina e rimozione dei dirigenti di primo e secondo livello, dando il via alla riforma della governance Rai, che prederebbe anche la perdita di segretarie auto blu e ufficio fisso per i consiglieri, con un risarmio immediato di 3 milioni di euro. Le polemiche sulla linea del governo, però, non mancano. il Pdl, con 4 consiglieri sui 9 totali, non vuole allentare la presa su viale Mazzini e voterebbe a favore di Tarantola solo dopo aver ottenuto garanzie sulla presenza di uomini graditi nelle dirigenze di rete. Per la nomina servono i due terzi dei consensi, ma se questo non avvenisse, Monti si dice pronto a varare un decreto legge sulla Rai e ad affrontare il voto del Parlamento sullo stesso, mettendo così a repentaglio la stabilità dell’esecutivo. Il Pd guarda da vicino senza intervenire , per il momento, spaventato dalla possibilità di sbagliare clamorosamente mossa e di compromettere il proprio consenso elettorale. Rischiare la crisi di governo per il controllo della televisione di Stato, in tempi di recessione, sembra un paradosso. Ma tutto è possibile, in Rai.
Monti, linea dura per Tarantola in Rai

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