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‘Ndrangheta contro i giornali, il caso Tizian

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Minacce e pressioni, così la ‘ndrangheta prova a tenere a bada l’informazione non allineata, al Sud come al Nord. Un caso eclatante è quello di Giovanni Tizian , giovane cronista della Gazzetta di Modena , finito sotto scorta in seguito ad alcuni articoli sul controllo delle slot machine da parte della criminalità organizzata. “Spariamo in bocca a Tizian” , si diceva in alcune intercettazioni fatte dalla Guardia di Finanza di Bologna nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria nata proprio dagli approfondimenti del giornalista. Macchinette truccate ed estorsioni erano al centro di un enorme giro d’affari internazionale gestito a Ravenna da un elemento di spicco della ‘ndrangheta. La magistratura ha predisposto 29 ordinanze di custodia cautelare e il sequestro di beni per 90 milioni di euro. Il web ha fatto propria la causa del cronista . Nichi Vendola ha espresso solidarietà e vicinanza aprendo su Twitter l’hashtag #Iomichiamogiovannitizian, seguito da Antonio Di Pietro che invece si è unito a #Siamotuttitizian. I tweet sulla vicenda sono diventati in poco tempo migliaia, tanto da dar vita a una vera e propria campagna mediatica digitale contro le mafie, al girdo di Io mi chiamo Giovanni Tizian ( www.iomichiamogiovannitizian.org ).

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