La Cina mina la libertà del web e l’equilibrio della net-economy. Google chiede ai governi di intervenire, mentre in Italia il controllo si fa più stretto. Tempi difficili per internet. Baluardo per la libertà d’espressione e ultima terra promessa per la ripresa economica mondiale, la rete si trova a fronteggiare minacce sempre più concrete e controlli statali sempre più intrusivi. Nei giorni scorsi è stato svelato l’attacco compiuto dalla Cina nel mese di aprile : il colosso asiatico ha controllato per 18 minuti il 15% del traffico web globale, compreso quello degli enti militari statunitensi. Un maxi-dirottamento virtuale che potrebbe aprire l’epoca delle cyberguerre tra potenze. Torna così d’attualità il monito di Google, gigante americano del web, che aveva avvertito i governi occidentali sulle intenzioni bellicose di Pechino, da sempre severa quanto a libertà concesse ai propri internauti. “Queste azioni restringono senza motivo le possibilità del mercato online e, se non verranno sanzionate, non faranno che peggiorare” , dicono da Mountain View. Strettamente connessa al problema della libertà, infatti, è la questione economica. Internet è l’ultima frontiera rimasta per lo sviluppo dei mercati fiaccati dalla crisi finanziaria, limitarne le potenzialità significa tarpare le ali alla ripresa. Anche per questo l’Agcom ha ribadito che applicherà senza eccessi di zelo il decreto Romani , che impone maggiori restrizioni all’utenza della rete. La neutralità di internet è minata alle fondamenta da interessi forse più grandi del web stesso, tra governi ottundenti e gerarchie economiche in rivoluzione.
Neutralità a rischio

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