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Nfc, pagamenti pronti anche in Italia

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Vodafone ha annunciato il primo sistema interoperatore per pagare via cellulare Nfc. E’ una piattaforma che potrà ospitare diverse carte di credito e funzionare con sim di diversi operatori. Dal 29 aprile , gli utenti potranno attivare una sim speciale nei negozi Vodafone compatibile Nfc, tecnologia per connessioni wireless a corto raggio. Avranno anche bisogno di un cellulare con chip Nfc e associarvi una carta di credito attivata con CartaSì la carta SmartPass Nfc. Il portafoglio digitale è gestibile tramite l’app Vodafone Wallet, per Android. E’ una tecnologia sviluppata con Mastercard e Sia. “Grazie a Vodafone, da oggi la possibilità di utilizzare lo smartphone per fare acquisti con la propria carta di pagamento diventa realtà anche in Italia – dichiara Ferruccio Borsani, direttore generaledi Vodafone Italia. Un’ulteriore innovazione per i nostri Clienti, che potranno vivere questa nuova esperienza di pagamento in mobilità grazie alla qualità e alla sicurezza della rete e dei servizi Vodafone”. Ci sono già stati servizi per pagare via Nfc, associando allo smartphone una carta di credito. Per esempio, Poste offre il servizio con speciali sim richiedibili per ora solo in cinque uffici postali di Milano e provincia. Nella sim Nfc è integrata una carta prepagata Postepay NewGift, per pagare nei negozi con pos contactless tramite l’app dell’operatore. Telecom Italia si prepara a un nuovo lancio di Tim Wallet, servizio basato su una speciale Tim sim, app Android e smartphone Nfc: carica su sim i dati della carta di credito, per pagare nei negozi. Per ora solo la prepagata di  Intesa San Paolo, ma l’obiettivo è inserire quante più carte possibili, di varie banche. Il servizio è attivabile per ora solo a Milano, ma nelle prossime settimane anche in altre città. In futuro, i servizi Vodafone e Tim integreranno anche biglietti del trasporto pubblico, badge, chiavi elettroniche dell’albergo, coupon, carte fedeltà e consentirà di fare pagamenti peer to peer, avvicinando due cellulari abilitati. Nello stesso tempo, Intesa San Paolo ha il proprio servizio, con app integrata, Move and Pay, che per ora funziona solo con sim Tim e in futuro supporterà altri operatori. Un altro soggetto che si sta affacciando è Bnl: la sua carta contactless in futuro sarà integrabile con cellulari Nfc. Per ora è avvenuto solo in via sperimentale, con Vodafone e 3 Italia . In tutti questi casi, il funzionamento di base è lo stesso: l’utente avvicina il cellulare a un Pos contactless e paga come con la carta; deve digitare un pin solo per pagamenti superiori a 25 euro. Utilizza un app specifica per tenere traccia della spesa. Finora si è posto questo problema: il portafoglio virtuale dell’utente, associato alla carta di credito, era vincolato a uno specifico operatore. La piattaforma Vodafone permetterà invece di mantenere il portafoglio anche se si cambia operatori. E’ un segnale che il mercato dei pagamenti su cellulare si avvicina alla maturità, a piccoli passi. Secondo il Politecnico di Milano gli smartphone Nfc circolanti in Italia sono oltre 8 milioni, mentre le carte di pagamento contactless hanno raggiunto i 6 milioni. Di queste, circa 500mila sono carte Vodafone SmartPass emesse da CartaSi, mentre sono più di 200mila le sim Nfc Vodafone già attive in Italia. Il terreno sembra fertile: “ Già un possessore di smartphone su quattro ha fatto un acquisto con l’ausilio del dispositivo mobile: si pensi alle applicazioni o al mobile commerce. E mentre compra il 50% si rivolge allo schermo tascabile per trovare informazioni aggiuntive su prodotti e offerte ”, ha dichiarato Borsani di Vodafone. In Spagna per ribadire il messaggio Vodafone ha puntato su uno spot televisivo abbastanza eloquente, che sui nostri schermi però non vedremo: una ragazza di solo smartphone e inchiostro vestita e accompagnata gode della semplicità della soluzione durante l’intera giornata. In Italia chi possiede una carta contactless è già incoraggiato all’uso da piccole promozioni o offerte. All’Ikea ti regalano una tavoletta di cioccolato, nei ristoranti Eataly ti offrono il caffè e Vodafone ti dona due giorni di chiamate gratis ogni prima volta del mese che paghi con la sua Smartpass. L’utilizzo dell’Nfc non è fra l’altro limitato alle carte di credito: Atm , azienda che gestisce i trasporti a Milano, ha già ampiamente sperimentato l’obliterazione dei biglietti, virtuali chiaramente, con la nuova modalità. Riduzione delle commissioni sulle transazioni con moneta elettronica e limiti alle spese per pagamenti con carta di credito e di debito: sono alcuni emendamenti votati in prima lettura dal parlamento europeo nell’ambito dell’esame del progetto di legge Ue sull’e-payment . E, in una votazione separata, sono state approvate dai parlamentari alcune misure per rendere più sicuri i pagamenti online. La Commissione europea è partita da un dato di fatto: le commissioni bancarie sui pagamenti con carta costano ai rivenditori europei oltre 10 miliardi di euro ogni anno. Di queste tasse gli utenti di carte di credito e debito non sono sempre bene a conoscenza e peraltro gli importi variano da Stato a Stato, perché non sono fissati da alcuna legge, ma dalle autorità nazionali di concorrenza. I rivenditori pagano per ogni transazione con carta e normalmente aggiungono tali spese ai prezzi dei beni o dei servizi che vendono. In base alle norme votate, le spese che le banche fanno pagare per l’elaborazione di transazioni nell’ambito di regimi come Visa e MasterCard saranno limitate allo 0,3% del valore della transazione per le transazioni con carta di credito e a 7 centesimi di euro, o allo 0,2% del valore della transazione per quelle con carta di debito.  Separatamente sono state votate dal parlamento anche nuove norme di sicurezza per i pagamenti online, in modo da mantenerle aggiornate con il progresso tecnico, gli sviluppi del mercato e il numero sempre crescente dei pagamenti effettuati online. Gli utenti dei servizi di pagamento online otterranno una serie di diritti, di cui dovranno essere pienamente informati. Dovranno dunque essere chiaramente indicate tutte le informazioni necessarie per effettuare i pagamenti: informazioni sui tempi di esecuzione, sui costi, informazioni di contatto e sui tassi di cambio vigenti. I pagamenti non autorizzati dovrebbero essere rimborsati entro 24 ore. I clienti, tuttavia, potrebbero essere obbligati a sostenere le perdite derivate dall’uso illecito fino a un massimo di 50 euro, quando la carta o il dispositivo sono smarriti o rubati.  Tanto è già stato fatto e molto verrà fatto ancora se le banche, per il 2014, dichiarano di voler proseguire le loro politiche di investimento su tecnologia dell’informazione, della comunicazione e sull’intero sistema delle Ict . Già nel 2013, infatti, si è parlato di investimenti complessivi, in Italia, per 4,2 miliardi di euro e le previsioni per l’anno successivo confermano questa spesa. Il 50% dei gruppi afferma di voler aumentare il budget dedicato all’innovazione mentre il 28% lo manterrà costante. Si tratta di dati emersi dal rapporto sulle tendenze del mercato Ict per il settore bancario messo a punto da Abi Lab, il centro di ricerca e innovazione per la banca dell’Abi. Le priorità maggiori di investimento riguarderanno soprattutto la dematerializzazione di processi e documenti, potenziamento di mobile banking e mobile payment, più sicurezza e integrazione dei canali remoti. Nello specifico, i progetti che secondo le banche sarebbe più interessante sviluppare e sui quali sarebbe più utile investire riguardano per l’81% del campione la dematerializzazione (81%), che spessa va di pari passo con la reingegnerizzazione e l’automazione dei processi interni. A scendere il potenziamento di mobile banking e mobile payment (57%) e la sicurezza e l’ulteriore integrazione dei canali (rispettivamente 38% e 33%). I gruppi bancari italiani considerano quindi la tecnologia come “ una leva strategica – si legge nel rapporto di Abi Lab – sia per ridisegnare l’operatività del settore, attraverso l’innovazione di prodotti, servizi e canali, sia per rendere più efficienti e sicuri i processi, grazie all’automatizzazione e alla digitalizzazione”.

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