Il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, nel corso del Cda ha proposto il licenziamento di Agostino Saccà, direttore di Rai Fiction coinvolto nell’inchiesta della Procura di Napoli (e poi trasmessa a Roma per competenza) su un presunto caso di corruzione che vedrebbe coinvolto anche Silvio Berlusconi. La proposta è stata però respinta a maggioranza (quattro contro tre, due astenuti). Si sono pronunciati a favore Claudio Petruccioli (presidente Rai) Carlo Rognoni e Nino Rizzo Nervo, entrambi area Pd; contrari Giuliano Urbani, Gennaro Malgieri, Giovanna Bianchi Clerici, tutti e tre area Pdl-Lega, e Angelo Maria Petroni, rappresentante del ministero dell’Economia; astenuti Sandro Curzi (Rifondazione) e Marco Staderini (Udc). “Col voto di oggi dovete decidere se in questi comportamenti ci riconosciamo e se questa logica è compatibile con l’interesse, la salute e le stesse prospettive future della concessionaria del servizio pubblico – ha detto Cappon -; oggi dovete decidere anche, nei confronti di tutti i nostri collaboratori, cosa consideriamo ‘lecito’, ‘corretto’ e ‘normale’ , perché quello che decideremo sarà misura e riferimento per i comportamenti futuri di tutti”. Sul licenziamenti di Saccà “la direzione generale non ha dubbi” perché “a conclusione dell’intera vicenda, in relazione alle gravi violazioni accertate e al notevolissimo danno d’immagine subito dalla Rai , la direzione generale ritiene che non ci siano le condizioni per procrastinare decisioni sanzionatorie e che queste non possano che essere adeguate alla gravità dei fatti accertati” prosegue Cappon. Secondo il direttore generale c’erano e ci sono tutti gli elementi per decidere in favore della risoluzione del contratto di lavoro da parte dell’azienda nei confronti di Saccà. Si valutano “una serie di comportamenti documentati, mai smentiti e anzi rivendicati secondo la logica del ‘così fan tutti'”. Secondo il consigliere Rai Giuliano Urbani si tratta di un provvedimento “iniquo, illegittimo e maldestramente prefabbricato , oltreché irresponsabilmente preannunciato” ed esprime “un profondo dissenso sull’intero procedimento seguito per giungere a una conclusione” che Urbani considera “radicalmente inaccettabile e profondamente contraria alla tutela dell’interesse aziendale, che deve sempre rappresentare il fondamento stesso dei doveri di qualsiasi amministratore”. Per Urbani l’intero procedimento seguito dalla direzione generale nella vicenda è colpevolmente caratterizzato da “lacune, omissioni, interpretazioni discrezionali, mancanza di equità, ricostruzioni prive della sufficiente attendibilità, ipotesi accusatorie incredibilmente prive dei necessari riscontri fattuali, deduzioni chiaramente fuorvianti”. Il timore di Urbani è che un licenziamento esporrebbe oggi la Rai e i componenti del Cda “a più di un rischio risarcitorio di portata difficilmente calcolabile” , oltre che a molteplici “azioni di responsabilità”, visto che è “basato su un atto che contraddirebbe in modo singolarmente evidente ben due pronunciamenti giudiziari (resi noti rispettivamente in data 30 giugno e 14 luglio u.s.), con i quali l’autorità giudiziaria competente sanciva la doverosità” del reintegro di Saccà nelle proprie e precedenti funzioni aziendali.
Niente licenziamento per Saccà

Abstract futuristic world & technology business background and space for text, vector illustration