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Nucleare in Italia, il governo vara il ddl Pichetto

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12 mesi per regolare i nuovi impianti “sostenibili”. Le reazioni degli ambientalisti

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega (ddl) proposto dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che punta a reintrodurre il nucleare in Italia in una nuova forma “sostenibile”. Il provvedimento, articolato in quattro articoli, prevede un arco temporale di 12 mesi entro i quali dovranno essere adottati uno o più decreti legislativi per regolamentare diversi aspetti.

Nello specifico verranno presi in considerazione: la produzione di energia da fonti nucleari di nuova generazione (in particolare piccoli reattori modulari, detti small modular reactors – SMR); la produzione di idrogeno da fonte nucleare; lo smantellamento e la disattivazione degli impianti esistenti; la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile esausto; la ricerca e l’uso dell’energia da fusione nucleare; la riorganizzazione delle competenze normative e operative in materia.

Il ddl stabilisce che l’iter autorizzativo per costruzione, sperimentazione e gestione degli impianti sarà in capo al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), tramite un procedimento unico che sostituirà ogni altra autorizzazione, ad eccezione della valutazione ambientale. Il titolo abilitativo rilasciato dal MASE sarà dunque sufficiente per procedere con i progetti.

Inoltre, è prevista la possibilità di istituire un’autorità amministrativa indipendente per la sicurezza nucleare, in linea con le normative europee.

L’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha ottenuto l’inserimento nel ddl della previsione di consultazioni obbligatorie con i Comuni interessati qualora si individuino aree idonee ad ospitare impianti nucleari. Si prevede anche la definizione di misure di compensazione territoriale per le comunità locali coinvolte.

Sul piano finanziario, sono previsti: 20 milioni di euro all’anno per il triennio 2027-2029 per attuare gli investimenti previsti; 7,5 milioni di euro complessivi tra il 2025 e il 2026 per campagne di informazione e consultazione pubblica, finalizzate a costruire consenso sociale e trasparenza. Queste spese saranno coperte tramite il fondo speciale del Ministero dell’Economia, con riduzione delle risorse inizialmente assegnate al MASE.

Le associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, Greenpeace e WWF, hanno espresso forti perplessità, quando non aperta opposizione al provvedimento.

Legambiente ha definito il ddl “una pericolosa perdita di tempo”, sottolineando che puntare sul nucleare distoglie risorse e attenzione dalle vere priorità della transizione ecologica: energie rinnovabili, efficienza energetica e reti intelligenti. Secondo l’associazione, l’ipotesi di costruire nuovi impianti SMR in Italia non è sostenibile, né economicamente vantaggiosa, anche perché nessun reattore di questo tipo è ancora operativo su scala commerciale in Europa.

Greenpeace Italia ha bollato il disegno di legge come un “tentativo ideologico” e non supportato da dati scientifici. L’organizzazione evidenzia i rischi legati alla gestione delle scorie radioattive, i tempi lunghi di costruzione degli impianti e la scarsa competitività rispetto alle fonti rinnovabili, ormai più economiche e veloci da implementare.

WWF Italia ha ribadito che la priorità per il Paese deve essere l’abbattimento delle emissioni al 2030, obiettivo difficilmente compatibile con investimenti in tecnologie ancora in fase di sviluppo, come gli SMR. L’associazione chiede invece un’accelerazione su solare, eolico e comunità energetiche.

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