I giornali perdono pubblico, la tv spettatori e la radio sta soffrendo. Le notizie si affacciano quindi agli smatphone, come certifica il Politecnico di Milano. Internet ha un volto nuovo e in Italia sta letteralmente spopolando. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano, da noi il consumo di contenuti digitali comincia a prendere una direzione diversa dal passato. Abbandonando o progressivamente tralasciando, le abitudini affermate sul World Wide Web così come lo abbiamo conosciuto fino a ora. “È un cambiamento profondo”, conferma Giovanni Toletti, del team di ricerca del Politecnico. “Stiamo passando da un mondo legato al computer a uno basato su smartphone, tablet e un domani anche tv connesse. Lasciamo il vecchio web in favore delle applicazioni, e il regno dei motori di ricerca per quello dei social network”. Insomma: non più soltanto “analogico contro digitale”, carta stampata e vecchia tv generalista opposte a blog ed emittenti digitali. Ora lo scontro è fra vecchio e nuovo internet. E in Italia quello nuovo piace già tantissimo. Forse perché il pc non ha mai fatto davvero breccia, presente nella case di appena il 60% delle famiglie, mentre il tasso di penetrazione di iPhone e simili è altissimo: 21 milioni di italiani possiedono un cellulare di nuova generazione, i tablet sono a quota un milione e mezzo e sono state scaricate mezzo miliardo di applicazioni. E poi, il 90% di chi accede a internet ha un profilo su Facebook e quasi il 75% guarda abitualmente video in streaming. L’indice del cambiamento è il mondo dei media, sul quale si concentra la ricerca: il calo degli introiti, in un mercato che vale complessivamente 16,7 miliardi di euro, contro i 16,9 dello scorso anno, è dell’1%: una sostanziale tenuta, frutto però di dinamiche contraddittorie. Se è fenomeno noto il calo di lettori, spettatori e inserzionisti che riguarda carta stampata e televisione tradizionale, malgrado possano contare ancora su un giro d’affari da 11,4 miliardi di euro, anche nel digitale non tutto brilla. Dei 5,3 miliardi prodotti dai nuovi media, 3,8 sono infatti appannaggio del digitale terrestre e della tv satellitare che però continua a perdere spettatori. Nel frattempo la raccolta pubblicitaria sul web è cresciuta, del 16%, arrivando a 1,2 miliardi. Ma non sembra in grado di sostituire le perdite dei media tradizionali. E così gli editori guardano al nuovo internet, quello dell’iPad, degli smartphone e delle tv collegate alla rete. Tutti dispositivi che vivono di contenuti veicolati attraverso le app, permettendo teoricamente non solo di ereditare il giro di affari pubblicitario di internet, ma di aggiungere nuovi modelli basati sui contenuti a pagamento o sugli abbonamenti. Riuscendo lì dove la vecchia rete ha invece fallito. Le news sul web hanno avuto un imprinting di gratuità che pareva dovesse per sempre condizionarne il modello di business. I numeri sfoggiati dal New York Times parlano chiaro: un articolo di qualità val bene dieci dollari. Quasi 500mila abbonati alla versione digitale del quotidiano sono un indubbio successo, e così a questo punto i vertici del giornale decidono di rincarare la dose e aumentare il numero dei contenuti a pagamento, dimezzando quelli gratis. Per ora il business generato dal nuovo internet è ridotto: appena 25 milioni di euro. Ma va ricordato che era un settore del tutto inesistente nel 2009. E poi bastano alcuni numeri per rendersi conto della progressione. La pubblicità sui cellulari di ultima generazione è aumentata del 70% e i guadagni prodotti dai servizi a pagamento del 120. Stesso trend su tablet dove le applicazioni dedicate ai media, giornali e tv in testa, sono stabilmente in testa alle classifiche delle più vendute. Va letto in questo senso anche il fenomeno delle Connected Tv, che ha fine 2011 ha superato il tetto degli 1,1 milioni di apparecchi nelle case degli italiani e che vede al 30% la percentuale di televisori potenzialmente collegabili alla rete per accedere alle oltre mille applicazioni messa a disposizione da Samsung, Lg, Panasonic, Philips e Sony sulle rispettive piattaforme Smart tv. L’agenda digitale prevede tra i suoi obiettivi oltre alla lotta al digital divide anche una maggiore sensibilità nella diffusione della pratica della lettura su display. Interagire con i contenuti in modo attivo quindi, non solo leggere o comprendere infografiche e contenuti dinamici. Una sfida che vedrà il sistema dei media particolarmente attivo.
Nuovi media anche per vecchi lettori

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