La grande tigre cinese aspetta ancora di metabolizzare le regole dell’economia globalizzata, mentre l’India è già un mercato maturo. L’Italia sigla così 11 accordi strategici. Da Fiat a Piaggio, da Finmeccanica a Stm, da Eni a Carraro, passando per Pininfarina, Tecnimont fino a Unicredit. Il made in Italy si espande e punta alla più estesa democrazia del mondo. La Cina, grande mercato che molti ritengono appetibile per quantità più che per qualità, per il momento rimane in stand-by. Già l’area economica anglosassone ha fatto capire che il primo step verso l’Asia si ferma in India e il secondo – quando sarà il caso – si sposterà in Cina. Lo dimostra il colosso Vodafone, che in settimana ha acquistato l’operatore di telefonia mobile indiano Essar Hutchinson e con un investimento di 2 miliardi di euro punta a far crescere i clienti da 23 a 100 milioni nel giro di due anni. Sempre in settimana il magnate dei media Rupert Murdoch, dal palco del meeting organizzato da McGraw Hill a New York, è stato lapidario: “In Cina deve ancora crescere la democrazia e il rispetto delle regole, l’India è più interessante”. E sulla scia delle dichiarazioni di Murdoch, Rai Trade ha siglato un accordo con Palador Pictures per la distribuzione in India di pellicole italiane nei cinema, in tv e pay-tv e nel mercato retail in dvd. Sempre la Rai inaugura la sede a Nuova Delhi. “Pensiamo che sia giusto investire nell’ampliamento della presenza del servizio pubblico nel mondo – dichiara il direttore generale della tv di Stato Claudio Cappon – per portare anche in Italia l’informazione e la comunicazione da nuovi luoghi del pianeta e l’India è uno di questi luoghi”
Passaggio in India

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