Sta per essere scritta l’ennesima pagina dell’infinito capitolo riguardante l’elezione del presidente della commissione di Vigilanza della Rai. Domani alle 9 nella sede del Partito democratico il segretario Walter Veltroni riunirà il coordinamento del partito per definire una posizione unitaria in vista delle 15, quando è convocata una nuova seduta della commissione di Vigilanza a Palazzo San Macuto per eleggere il presidente. Fonti accreditate del Pdl definiscono come ‘plausibile’ l’ipotesi che i parlamentari della maggioranza si presentino in commissione e, astenendosi, permettano l’elezione del portavoce di Italia dei Valori Leoluca Orlando alla presidenza. La riunione al Nazareno si rende necessaria per sopire il malessere causato dal sempre negato ‘scambio’ tra il via libera del Pdl a Orlando (e, di conseguenza, la nomina del nuovo Cda con Pietro Calabrese presidente e Stefano Parisi nuovo ad) e l’avallo del Pd alla riforma della governance, proposta dal sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani e imperniata sul rafforzamento dei poteri del direttore generale e la ridefinizione delle competenze reciproche di dg e Cda. Una riforma questa, che si inserisce nel solco di quanto proposto tempo fa dallo stesso Veltroni, favorevole a un amministratore unico per la Rai . Ma anche provvedimento non condiviso da tutti, soprattutto per i tempi. Da qui, piu’ di un ‘mal di pancia’ manifestato nei giorni scorsi (in assenza del leader del Pd volato a New York per presentare il suo libro) con gli interventi di Giovanna Melandri, ministro ombra delle Comunicazioni, tornata a chiedere prima la riforma della legge Gasparri e poi la nomina dei nuovi vertici di Viale Mazzini, e il consigliere Carlo Rognoni che ha definito il presunto accordo un vero e proprio ”ricatto” Accordo che ancora oggi tutti ufficialmente smentiscono ma che, di fatto, sblocca l’impasse in cui si ancora trova la Rai, a quattro mesi dalle elezioni, con un Cda scaduto dal 31 maggio e un presidente della commissione di Vigilanza, per prassi espressione delle minoranze, rifiutato dalla maggioranza per dieci sedute consecutive perche’ bollato come esponente di un ”partito eversivo” dopo i fatti di Piazza Navona. ‘Italia dei Valori “non ha parlato con nessuno del Consiglio di Amministrazione Rai né accetta accordi sottobanco per la presidenza della Vigilanza. Patti chiari e amicizia di legislatura”. Questa la dichiarazione del leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, interpellato a Montecitorio alla vigilia della convocazione – con molta probabilità decisiva – della commissione Vigilanza Rai che dovrebbe portare all’elezione di Leoluca Orlando presidente. ” Ci chiediamo perché fino ad ora la proposta di tutta l’opposizione non andasse bene, oggi invece sembra possa andare bene “, rileva Di Pietro che tuttavia garantisce “assoluta terzietà” una volta che l’Idv avrà conquistato la presidenza della Vigilanza. Terzietà però, precisa l’ex pm, “non vuol dire connivenza: andare ad occuparsi di presidenza della Vigilanza Rai vuol dire garantire terzietà ed indipendenza non svendita. Chi accetta oggi questa condizione deve sapere che troverà un partito senza preconcetti che guarda agli interessi dell’informazione e non è in alcun modo disposto a svendere la propria dignità per un posto”. ” Credo che il centrodestra abbia tentato con molta supponenza di scegliere anche gli incarichi che spettano all’opposizione , una scelta antidemocratica e oltraggiosa per le istituzioni che non abbiamo fatto passare e ci auguriamo non passi”, aggiunge Di Pietro. “Possiamo assicurare che non andiamo ad occuparci di Rai per lottizzarla a nostra volta ma non andiamo là per permettere di lottizzarla”, conclude. ” Credo che la mia candidatura sia l’affermazione di un principio costituzionale : spetta alle opposizioni l’indicazione della presidenza della commissione, una commissione che ha un ruolo di garanzia”, ha ribadito Orlando. ” Io sono consapevole dei diritti e dei doveri che discendono da questo ruolo – ha aggiunto – e cerco di svolgere nel modo piu’ corretto possibile questo ruolo di garanzia. Io ho le mie idee e le mie posizioni politiche che sono quelle del mio partito, ma quando svolgo un ruolo istituzionale devo essere rispettoso del ruolo istituzionale che svolgo. Credo che il sostegno delle opposizioni – ha inoltre spiegato l’esponente del Centro Sinistra – in primo luogo PD e UDC che hanno dimostrato in questi mesi una grande fermezza nel rispettare un principio oltre che nell’indicare un nome, sia un argomento forte ed e’ per questo che ho rivolto appello a tutte le forze politiche di rispettare questo principio, ovvero che deve spettare alle opposizioni, come è sempre accaduto, l’indicazione del nome del presidente della commissione di vigilanza”.
Pd si prepara a seduta della commissione di Vigilanza

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