Non solo veicoli, ma anche osservatori e attori attivi del web. Questo il ruolo che si profila per i motori di ricerca, Google in testa, soprattutto quando si parla di sicurezza informatica. O, peggio ancora, di pedopornografia online . Proprio BigG ha agevolato la cattura di un uomo sospettato di traffico di materiale pedopornografico : la società internet ha segnalato l’utente al National center for missing and exploited children, dopo aver individuato video e fotografie vietate nella sua casella di posta elettronica. “Io non posso sapere cosa quest’uomo abbia nella sua casella e-mail. Google può”, ha detto emblematicamente il detective che si è occupato del caso in questio. Le dinamiche dell’accaduto fanno scaturire qualche perplessità sul potere (potenziale) dei motori di ricerca anche in ambito extra-tecnologico : Google, di recente, ha avvisato gli utenti del tracciamento delle loro attività web, senza però specificare quali nello specifico verranno monitorate. Il rischio di errori e frantindimenti, con la partenza di segnalazioni errate ad autorità di vario genere, è elevato. Ma la guerra dichiarata da Mountain View alla pedopornografia resta un’iniziativa importante per addomesticare una delle facce oscure della rete.
Pedopornografia online, Google non sta a guardare

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