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Per fare un buon cocktail serve l’Italia

mixology parla italiano - ph. etiennepezzuto92

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A Bar Convent Brooklyn presenti 17 aziende italiane che producono bevande per l’arte della mixology

Bar Convent Brooklyn è la fiera gemella di quella partita a Berlino nel 2007 ed è uno degli appuntamenti imperdibili del settore Spirits negli Stati Uniti. Quest’anno hanno partecipato 17 aziende provenienti dall’Italia grazie all’Ice, a riprova della centralità dei prodotti Made in Italy in questo settore del Life style. All’evento di New York passano sempre nuove tendenze che poi si ritrovano anche nel resto del mondo in ambito “mixologia” ed è quindi importante esserci.
Nonostante nel 2023 le importazioni di alcolici abbiamo registrato negli Stati Uniti un – 11,9% in valore e un – 13,6% in volume, quelle provenienti dall’Italia erano in controtendenza positiva, cresciute del 6,0% in valore e stabili in volume. Così, l’Italia resta il settimo esportatore di alcolici negli Usa in valore e il nono in volume.
C’è poi un ingrediente italiano che la fa da padrone sul mercato a Stelle e Strisce: il vermouth, uno degli ingredienti base del Negroni. Quello in arrivo dall’Italia copre, in valore e volume, oltre l’87% del mercato. Anche le alcuni prodotto fondamentali come basi per la mixology – Prosecco e Aperol, ad esempio – sono creazioni italiane, anche se magari finiscono in cocktail non tipicamente mediterranei.
Anche in questo comparto i prodotti italiani sono considerati “Top Quality” e c’è ancora margine di espansione. Come? Con la grappa, ad esempio, che potrebbe sostituire tranquillamente – secondo gli esperti – il gin oppure la vodka.
di Daniela Faggion
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