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Più libri, un invito per il futuro

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Promossa e organizzata dall’ Associazione Italiana Editori, Più libri più liberi edizione 2013, appena conclusasi al Palazzo dei Congressi di Roma, è tornata a mostrare le ricchezze di un settore, quello della piccola e media editoria, fecondo, dinamico, che svolge un ruolo fondamentale nel panorama dell’editoria italiana e resiste al periodo di crisi, trovando forza nell’indipendenza culturale ed economica e nella capacità di muoversi liberamente al di fuori di rotte banali e predefinite, esplorando percorsi sconosciuti, portando alla luce inedite letterature, valorizzando giovani talenti. Oltre  54mila presenze, e un boom di piccoli lettori , questo il target raggiunto. La piccola editoria resiste alla crisi partendo dai giovani, dunque: e va avanti con quel “ coraggio ” evocato dal presidente del Senato Pietro Grasso nel suo messaggio inaugurale: “ Gli espositori che fanno vivere questo appuntamento – scrive Grasso – sono il simbolo di un’imprenditoria che sa difendere la propria indipendenza culturale ed economica ” . Grande soddisfazione degli espositori per questa dodicesima edizione, soprattutto per l’affluenza nel giorno di sabato e domenica, e un vero e proprio boom di bambini delle scuole. Soddisfatti gli organizzatori: “ L’Italia che ha voglia di ripartire si è data appuntamento qui a Più libri – ha dichiarato Fabio Del Giudice, direttore della fiera – che in questi giorni si è confermata un’oasi dove non si respira la crisi, anche se c’è. Il successo della manifestazione deve incoraggiarci per rilanciare la cultura in Italia: questa atmosfera deve andare avanti per tutto l’anno, estendendosi a tutto il Paese”.  La letteratura quindi come strumento di dialogo e comunione, di comprensione più raffinata e diretta del reale, ma anche di collisione, disturbo, distonìa con le logiche dominanti, le certezze acquisite, l’eloquio dei massmedia, con quelle “passioni tristi” incapaci ormai di farci anche solo immaginare mondi e forme di convivenza possibili. E allora ben venga l’esplosione di tante nicchie di mercato viste nella kermesse romana che prediligono argomenti sensibilissimi come la non violenza, la multiculturalità, l’infanzia, il volontariato, la pace, l’arte, la divulgazione scientifica, i crossover fra territori e linguaggi diversi. Ben vengano la nascita e la progressiva espansione di tante imprese culturali, di piccolo e medio calibro, che forse, diversamente dalle grandi major della carta stampata e del bookselling, applicano una cura, una ricerca, anche da un punto di vista grafico e redazionale, una tipologia di distribuzione e promozione delle opere che editano tali da far ancora apprezzare queste ultime come nobili gioielli dell’ingegno umano, e non come sprezzati e passeggeri oggetti da vetrina. Casuale curiosità o studiata strategia di marketing, la rivalutazione dello small in campo saggistico passa anche per una nuova mappatura mentale e morale, lessicale e stilistica di ciò che altrove è sistematicamente rimosso o scartato, o drasticamente ridimensionato. Grande interesse a suscitato il reporter messicano Diego Enrique Osorno che ha raccontato la sua battaglia per la verità nell’inchiesta Z. La guerra dei narcos, e ha confessato al pubblico: “Mentre fai un’inchiesta convivi con la paura di essere ucciso, ma lo fai perché speri che il tuo lavoro apra uno spiraglio nelle coscienze” . Il pubblico ha affollato l’incontro di un altro giovane reporter: il ventiseienne francese Jean-Baptiste Malet, che ha coinvolto i presenti raccontando come ha fatto a infiltrarsi all’interno del colosso Amazon, per il suo reportage En Amazonie. E ha incoraggiato i giovani giornalisti: “Non devono dare solo la colpa alla crisi. Ma impegnarsi per cercare storie interessanti da raccontare”.

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