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Profilazione vietata (senza consenso) per Google

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Google non potrà più utilizzare i dati raccolti durante la navigazione per stilare un profilo commerciale e pubblicitario dei suoi utenti . O, almeno, non prima di aver ottenuto esplicita concessione da parte degli internauti. Lo ha stabilito il Garante della privacy italiano. Sino a oggi, il semplice utilizzo del motore di ricerca, secondo la compagnia americana, costituiva un’accettazione de facto dello sfruttamento delle informazioni personali a fini commerciali. D’ora in avanti biosgnerà chiedere il permesso di trattenere i dati, anche per le app mobili, e a Mountain View dovranno anche garantire la cancellazione di tutti i dati riguardanti ciascun utente entro due mesi dalla richiesta .  Le novità riguardano i semplici naviganti che interrogano il motore di ricerca, ma soprattutto gli iscritti ai servizi della società , che dispongono di un account personale e sono dunque più facilmente identificabili e profilabili, poiché i dati raccolti (siti frequentati, ricerche, video visti su YouTube, luoghi osservati su GMaps o Street View) riportano a un nome e a contenuti specifici, come le foto e i link postati su Plus, il social della compagnia. Google avrà 18 mesi per adeguarsi ai termini stabiliti dal Garante , ma prima ancora (entro il 30 settembre 2014) dovrà presentare un protocollo di verifica che consenta all’autorità di effettuare i controlli necessari e stabilire sanzioni in caso di non adempimento alle norme. Il provvedimento a protezione della privacy conclude l’struttoria avviata lo scorso anno contro l’azienda statunitense, colpevole secondo l’autorità di badare poco alla riservatezza degli utenti. L’Italia è il primo paese europeo a imporre a BigG specifiche territoriali sul tema più ampio del diritto all’oblio garantito da una sentenza della Corte di giustizia continentale.

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