di Giorgio Bellocci Lo scorso 30 giugno sono stati assegnati a Taormina i Nastri d’Argento: l’evento più importante per i riconoscimenti al cinema italiano insieme ai David di Donatello. La Rai, come da tradizione per lo specifico appuntamento, trasmetterà nella notte (fonda fonda) del 15 luglio una triste differita. Tradizione nefasta dunque, che la dice lunga sulla considerazione di cui gode il cinema in Italia. E dire che queste manifestazioni portano alla ribalta il meglio della nostra produzione (i fratelli Taviani, Paolo Sorrentino, Marco Tullio Giordana, giusto per citare alcuni tra i protagonisti degli ultimi Nastri). La Rai, come comprensibile da un punto di vista sociologico, riflette l’umore del paese, di chi lo governa. Dunque più che mai in questo momento di grande difficoltà potrebbe sembrare un esercizio sterile sollevare la protesta per lo scarso interesse verso il cinema. Riprendendo magari le polemiche su come in Italia non si riesca a trasformare la cultura, contrariamente a quanto accade in altre nazioni, in fonte di ritorno per il Pil. Meglio accantonare, e attendere tempi migliori… Un’arte inferiore come la musica d’intrattenimento, detto con tutto il rispetto, ha invece vissuto una effimera serata di gloria in tv: lunedì la diretta dei Wind Music Awards ha dominato gli ascolti (non che sia un’impresa in questo periodo, specie per la prima serata). Nuove eroine dei talent show (Emma, Alessandra Amoroso, i Modà), qualche nome storico (Antonello Venditti, Pino Daniele), volti acclamati di una generazione intermedia (Ligabue, Biagio Antonacci, Tiziano Ferro, Laura Pausini). Negli ultimi anni la musica in tv era andata incontro a flop clamorosi, al punto da vedere drasticamente ridotti gli spazi in palinsesto. Per i fan dei suddetti artisti dunque il successo dei Wind Music Awards è un’ottima notizia; la garanzia che almeno per una volta all’anno la Rai può prendersi dei rischi senza troppe ansie. Ai soliti “soloni” della critica italiana lo spettacolo non è piaciuto. Detto che i Grammies americani sono un’altra cosa, bisognerebbe però interrogarsi su cosa di realmente diverso si potrebbe fare a fronte dell’odierno status quo della musica italiana. I “soloni” infatti, come accaduto con le feroci critiche alla copertura Rai degli Europei di calcio, non provano nemmeno a imbastire scenari alternativi a ciò che contestano con disprezzo.
Quel sussulto della musica in tv, mentre il cinema…

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