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Quel telefonino che ha cambiato il mondo

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La storia comincia con una telefonata. È il 3 aprile 1973 quando Martin Cooper della Motorola porta a termine la prima chiamata da un cellulare. L’apparecchio pesa più di 1 chilo, ha una batteria che dura 30 minuti, ma per quanto ingombrante è l’indiscutibile portabandiera di una rivoluzione: “offre il privilegio della scelta, dà la libertà di comunicare ovunque, rende il telefono privato e personale”, come sottolinea lo stesso Cooper. Da quel giorno sono passati quarant’anni, 30 dall’approdo sul mercato del primo modello commerciale; oggi i telefonini, a cominciare dall’ultimo arrivato,il Galaxy S4 della Samsung che si può persino comandare con gli occhi, hanno forme aggraziate, peso contenuto, un’autonomia ben maggiore e centinaia di funzioni ed effetti speciali di serie. Hanno reso superflue le linee fisse, condannato all’abbandono o addirittura alla rottamazione le cabine pubbliche. Soprattutto, sono diventati un oggetto necessario, fondamentale, irrinunciabile. Superando i capricci della moda. Secondo gli ultimi dati dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni, i contratti per utenze mobili hanno toccato quota 6,8 miliardi a fronte di una popolazione di 7,1 miliardi. Quasi una per ogni abitante della Terra. Certo, non significa che tutti possiedono un telefonino, almeno non ancora: in tanti casi un utente ha due o tre contratti a suo nome, ma il boom è evidente. Ed è confermato da un’ulteriore statistica: solo nel 2012 sono stati venduti nel mondo oltre 1,6 miliardi di dispositivi tra cui, come rileva la GfK, 720 milioni di smartphone, con un aumento del 56% rispetto al 2011. I cellulari oggi si sono trasformati in computer tascabili. Non sarà sorprendente per le nuove generazioni, abituate ad avere con sé un oggetto che gira video, naviga su internet, risponde a delle domande dandoci del tu e fornisce indicazioni stradali. Ma lo è per chi è stato testimone dell’evoluzione progressiva del settore: dal segnale debole del Gsm al 3G, dalla tastiera al touch. Un’onda mobile, per riprendere il titolo di The mobile wave di Michael Saylor, libro in cui si stabilisce la centralità crescente dei telefonini: nei pagamenti al posto del contante come nell’istruzione di alto profilo, fino al dialogo con gli elementi della vita quotidiana. Inclusa una comunicazione bilaterale con i prodotti alimentari (provenienza, scadenza) o addirittura con gli animali (lettura di collari elettronici, controllo a distanza). Fantascienza? “È facile – scrive Saylor – cadere nella trappola di dare per scontato che una nuova tecnologia sia simile alla precedente, che ubbidisca alle stesse regole solo in maniera un po’ più veloce, o più piccola, o più leggera”. Secondo l’autore, il “mobile computing avrà delle conseguenze davvero dirompenti”. In altre parole, il meglio deve ancora venire. I cellulari in pochi anni hanno cannibalizzato tutto il possibile, massacrando il mercato dei lettori di musica, schiacciando quello delle fotocamere di fascia non professionale, picconando con forza su quegli antagonisti di cui sono i naturali succedanei: i computer. Che soffrono tremendamente la concorrenza e non smettono di perdere colpi: solo nell’ultimo trimestre del 2012, riporta l’agenzia specializzata Gartner, ne sono stati venduti il 4,9% in meno rispetto allo stesso periodo del 2011. In compenso gli smartphone hanno creato un indotto e nuovi posti di lavoro contribuendo a costruire mestieri inediti, come lo sviluppatore di applicazioni. Un mercato che solo nel 2012 valeva 8 miliardi di dollari e che ha permesso a molti di mettere a frutto la propria creatività. Ieri il business era appannaggio esclusivo dei costruttori di apparecchi, oggi l’industria dei contenuti fiorisce e si ramifica in tanti rivoli. La storia dei cellulari può essere letta da tante prospettive. Quella estetica: un percorso di forme sempre meno tozze e più aggraziate, una fisarmonica di schermi prima quasi assenti, poi piccoli, poi grandi, per un periodo di nuovo piccoli però a colori, ora di dimensioni notevoli e ad alta definizione. Quella funzionale, per accumulazione, diversificazione, complessità.  Sta cambiando anche la scena : esclusa la Apple, che comunque se la batte da sempre con un modello soltanto, il focus è altrove. Al momento stravince la coreana Samsung (30,3% di quota di mercato nel 2012 secondo Idc), ma avanzano spediti nuovi attori, tutti cinesi. Zte e Huawei sono entrambi sicuri che strapperanno la corona di primi della classe. Mentre altri protagonisti sgomitano e si fanno avanti. La Lenovo, superpotenza nel mondo dei pc, guarda a quello mobile con enorme interesse.

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