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Riapre la Specola, il più antico museo scientifico d’Europa

La Specola - immagine dal sito ufficiale

La Specola - immagine dal sito ufficiale

L’istituzione fiorentina propone 13 nuove sale su cere botaniche e minerali. Fu la sede della prima officina ceroplastica in città

Nel giorno del suo compleanno numero 249 ha riaperto al pubblico la Specola di Firenze, il più antico museo scientifico d’Europa. Era infatti il 21 febbraio 1775 quando aprì per la prima volta, per volere del granduca di Toscana Pietro Leopoldo, l’Imperiale e reale museo di fisica e storia naturale, considerato il primo esempio in Europa di museo scientifico aperto a tutti.

Dopo cinque anni di chiusura per ristrutturazione e aggiornamento, l’istituzione – che oggi fa parte del fa parte del Sistema museale universitario – ha riaperto la sua storica sede di via Romana a Firenze, presentando 13 nuove sale: 700 metri quadri in più, dedicati a ceroplastica, cere botaniche e raccolte mineralogiche che tornano ad essere esposte alla Specola dopo almeno 150 anni in via La Pira.

La Specola è molto amata dagli esperti di scienze, anche per offre la più grande raccolta al mondo di cere anatomiche settecentesche, un’ampia collezione zoologica (4.600 gli esemplari restaurati durante i lavori), il Salone degli scheletri, la Tribuna di Galileo e il Torrino astronomico. Spicca inoltre la collezione medicea di pietre lavorate, vasi e oggetti ornamentali: mirabili le due coppe in diaspro e una coppa in giada nefrite di Lorenzo il Magnifico, nonché una tazza in lapislazzuli a forma di conchiglia di Cosimo I. L’esposizione illustra anche l’evoluzione dei minerali grazie a campioni unici al mondo: dalle tormaline ed ematiti dell’Elba agli enormi cristalli di topazio e acquamarina del Brasile.

Nuovi spazi sono dedicati alla genesi e all’evoluzione della ceroplastica fiorentina, un’antica tecnica di lavorazione della cera usata a lungo in ambito funerario ma anche per modelli anatomici, zoologici e botanici. Proprio alla Specola, nel 1771, apriva l’Officina ceroplastica, che avviava il filone fiorentino di una tecnica nata a Bologna. Dopo oltre un secolo torna visibile anche la collezione delle cere botaniche e le straordinarie tavole in cera di anatomia, istologia e patologia botanica.

I lavori di riqualificazione del museo sono stati finanziati con 3,5 milioni dalla Regione Toscana e con 2,5 milioni dall’Università di Firenze. Vista la peculiarità degli oggetti conservati, si è investito molto sugli impianti in grado di preservare al meglio la ricchissima collezione: nei depositi, peraltro, si conservano altri 4 milioni di esemplari a disposizione degli studiosi di tutto il mondo.

di Daniela Faggion

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