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Risse in tv: PD bersaglio facile

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di Giorgio Bellocci Quali sono le opzioni per il povero telespettatore davanti alla visione degli scontri quotidiani sulla decadenza di Silvio Berlusconi? Siparietti forniti dai talk show di approfondimento, o dagli speciali in tema, con protagonisti i politici, i giornalisti e opinionisti vari. La scelta principale è cambiare canale, in alternativa può autoflagellarsi maturando una inedita e insana passione verso la giurisprudenza (per i cavilli evocati e per gli spifferi che escono della ormai celebre Giunta delle elezioni del Senato).  Il povero telespettatore, se libero da granitiche certezze e pregiudizi, potrebbe anche trovare ridicoli alcuni esercizi dei sostenitori di Berlusconi, soprattutto quando costoro provano a dare una giustificazione al voto dato alla cosiddetta legge Severino; quella che oggi, se applicata, allontanerebbe inesorabilmente il nostro dalle cariche pubbliche. Fanno tenerezza gli esponenti del PD, ancora una volta vittime della incapacità di reagire al delirio mediatico che li vorrebbe sempre e solo calati nei panni del carnefice della sgangherata destra italiana. Nel segno di una collaudata ma vetusta sceneggiatura… Colpisce allora quando giornalisti ad alto tasso di faziosità pure partendo da posizioni radicalmente opposte picchiano già duro sul PD. La scena, in pieno stile slapstick, è stata vista per ben due giorni di seguito nella nuova stagione di Otto e mezzo , nuovamente condotta da Lilli Gruber.  Nella prima puntata Marco Travaglio accusava la “sinistra di Violante e Napolitano” di volere salvare il Berlusca, mentre la sua antagonista (la patetica Elisabetta Casellati del PDL) inveiva contro la rigidità denotata dal PD nella vicenda. Il giorno successivo Alessandro Sallusti reiterava il mantra contro Epifani e compagni (“sinistra giustizialista”) mentre il sempre più lanciato Andrea Scanzi de Il Fatto Quotidiano (e cantore di Grillo) si sbilanciava circa la catastrofe che investirà il PD, dal momento che la base di elettori “non comprenderà il salvataggio di Berlusconi”.  Colpisce che nessuno dei conduttori dei talk segnali la contraddizione, ma probabilmente questo è il prezzo che il PD oggi deve pagare per una poco accorta gestione della comunicazione negli anni passati. La risalita, dopo le agghiaccianti figuracce che hanno poi portato al governo delle larghe intese, dovrà inevitabilmente passare anche da una profonda riflessione sul tema.

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