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Ryanair scivola sulla campagna

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Scandalo, orrore, politica in fibrillazione. La (brutta) campagna di Ryanair con Bossi e il suo ditone alzato cade nel momento ideale per una bella polemica estiva. Il mondo della politica si lancia in ricatti e minacce da dittatura sudamericana, invece di snobbare la vicenda e dire semplicemente che è un’azione di cattivo gusto. Peraltro a nostro avviso dannosa per l’immagine della compagnia. Il sottosegretario leghista Castelli si cimenta in uno dei suo avventurosi aforismi, minacciando di verificare se la compagnia aerea abbia i requisiti per lavorare in Italia. Pare un ricatto. Pare. In realtà è un suicidio in diretta Tv. Castelli non ha capito che l’immagine della compagnia è più forte della sua, e se provasse a far saltare i diritti di scalo in piena stagione delle vacanze si ritroverebbe migliaia di padani in bermuda con il ditone alzato sotto le finestre di casa. Solo in questo Ryanair è stata geniale. A sparare nel momento di maggior forza. Toglieteci tutto, ma non le vacanze. E tra un volo prenotato e i voli pindarici di Castelli, ci potete scommettere, nessuno sta con Castelli. Per il resto la campagna è strategicamente sbagliata sotto il profilo comunicativo, lontana dall’immagine che la compagnia si è ritagliata nel pubblico italiano. Il messaggio doveva essere declinato in modo diverso. Non entriamo nel merito della sostanza della campagna. Un vettore ha tutto il diritto di essere imbestialito per il continuo sostegno dato ad Alitalia che a suo avviso pregiudica la concorrenza aerea. L’errore sta nell’utilizzare un’immagine fuori contesto, cioè quel Bossi col ditone alzato che manifestava il menefreghismo nei confronti dell’inno nazionale. Bossi protestava, a suo modo, contro lo Stato di cui fa parte. Ryanair lo fa anche lei, a suo modo. Quindi lo stesso messaggio la cui sovrapposizione porta a identificare Ryanair con Bossi. Ovvero con solo il 7% della popolazione fedele o quasi fedele al Senatur, di cui una piccola percentuale prende gli aerei (lasciare la Padania, si sa, è un trauma per molte camicie verdi, anche per andare nella celtica Irlanda patria della compagnia fedifraga). Insomma, ottimo per la polemica, ma pessimo per il messaggio implicito della compagnia. Stupire per stupire funziona se quello che rimane nella testa di chi legge è funzionale alla propria missione d’impresa, alla percezione che lasciamo nel target. In questo caso una Ryanair in camicia verde che fa suoi gli insulti di Bossi fa venire voglia di volare con Easy Jet. Per la cronaca, la campagna incriminata è in primo piano nel sito Ryanair che ben si guarda dal chiedere scusa. A Castelli non rimane che tagliare le gomme agli aerei fermi a Malpensa. Poco fa il sito di Quotidiano.net ha pubblicato la foto di un aereo Ryanair con la scritta “Arrivederci Alitalia”. A occhio ci pare un lavoretto fatto in Potoshop, ma si sa mai. L’articolo e la foto peraltro sono spariti poco dopo e c’è chi ricorda che in realtà si tratterebbe di roba vecchia, una provocazione di qualche anno fa. Certo non sarebbe un gesto distensivo. Ah, ‘sti irlandesi! Castelli affila il punteruolo.  

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